Inizia con dolore il mese di maggio 2025: sei persone hanno perso la vita mentre lavoravano o nel tragitto verso il posto di lavoro. Quattro di loro erano immigrati, provenienti da Pakistan, Costa d’Avorio, Senegal e Ucraina. Le loro storie, spesso ignorate dai grandi titoli di giornale, raccontano di sogni spezzati, di sacrifici, di vite precarie e di un Paese che ancora non garantisce la sicurezza sul lavoro.
Umer Maqbool, 21 anni, era arrivato dal Pakistan a Reggio Emilia per costruirsi un futuro. Martedì 29 aprile era il suo primo giorno con un contratto regolare. Alle 7 del mattino, in monopattino, si stava recando in officina, ma un autobus di linea ha interrotto per sempre quel sogno. Umer è morto sul colpo.
Shiella Claudia Kouassi Ouphuet, 27 anni, madre e compagna, veniva dalla Costa d’Avorio e viveva a Imperia. Mercoledì 30 aprile, mentre correva per non perdere l’autobus che la portava alla cooperativa di Andora, è stata urtata e travolta dallo stesso mezzo. Anche lei è morta sul colpo, sotto gli occhi del compagno.
Lamine Barro, 28 anni, senegalese, lavorava nei campi e in un ristorante a Mesagne (Brindisi). La notte del Primo Maggio è stato investito da un pirata della strada mentre rientrava a casa in bicicletta. Aveva il giubbotto catarifrangente, la bici a norma e la strada era illuminata. È rimasto a terra agonizzante fino all’arrivo dei soccorsi, troppo tardi. Il pirata si è costituito il giorno dopo.
Un operaio ucraino, di 46 anni, ha perso la vita il 2 maggio in un cantiere a San Lorenzo, Roma. Si è sentito male, i colleghi lo hanno accompagnato in strada, ma i soccorsi non sono arrivati in tempo.
Lo scorso 2 maggio, un altro operaio agricolo, ancora senza nome, è morto durante il lavoro nei campi di Apricena (Foggia), stroncato da un malore. È la seconda vittima sul lavoro in quella zona in soli dieci giorni.
Infine, Pierpaolo Nerone, 54 anni, gestore di uno stabilimento balneare a Silvi Marina (Teramo), padre di quattro figli, è morto il 1° maggio, anch’egli per un malore mentre era al lavoro.
Con queste ultime morti, il bilancio provvisorio del 2025 sale a 343 vittime: 281 morti sul lavoro, 62 in itinere.
Una media di 2,8 morti al giorno.
A guidare la triste classifica delle regioni ci sono la Lombardia (48 vittime), il Veneto (38), la Campania (29), la Sicilia (28) e la Puglia (27).
Le cifre mensili confermano la gravità del fenomeno:
Gennaio: 87 morti
Febbraio: 75
Marzo: 99
Aprile: 78
Maggio (parziale): 4
Il lavoro uccide ancora, e uccide soprattutto chi ha meno tutele: migranti, precari, agricoltori, operai in cantieri e settori ad alta informalità. I loro nomi raramente restano nella memoria collettiva, ma rappresentano un allarme che non possiamo più ignorare.