Negli ultimi anni, il nome di Pietro Orlandi è diventato simbolo di una battaglia per la verità che va ben oltre il dramma personale. Fratello di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa misteriosamente il 22 giugno 1983, Pietro ha condotto una lotta instancabile per ottenere chiarezza su uno dei casi più oscuri della storia italiana e vaticana. Al centro di questa vicenda complessa si è trovato anche Papa Francesco, spesso invocato da Orlandi affinché il Vaticano rompesse finalmente il silenzio.
Fin dall’inizio del pontificato, Papa Francesco ha mostrato apertura nei confronti della famiglia Orlandi. Tuttavia, negli anni, il rapporto tra Pietro Orlandi e il Vaticano si è fatto sempre più teso, soprattutto di fronte all’impressione — condivisa da molti — che il “muro di gomma” attorno alla scomparsa di Emanuela non sia mai stato davvero abbattuto.
Pietro ha più volte dichiarato che il Papa, pur mostrando empatia e cordialità, non avrebbe fatto abbastanza per favorire una reale apertura degli archivi e un’indagine indipendente. Le parole di Papa Francesco, pronunciate in diverse occasioni pubbliche — come “Emanuela è in cielo” — sono state accolte da Pietro con amarezza, poiché ritenute una chiusura definitiva, senza che ci fosse mai stata una verità giudiziaria o storica.
Nel 2023, un’intervista rilasciata da Pietro Orlandi in cui riportava presunte conversazioni attribuite a figure di spicco della Curia ha sollevato un polverone mediatico. Alcuni passaggi, interpretati come allusioni a comportamenti discutibili all’interno del Vaticano, hanno provocato reazioni ufficiali e perfino l’apertura di un fascicolo in Vaticano per presunta diffamazione nei confronti del Pontefice.
Pietro ha sempre chiarito di non voler accusare direttamente Papa Francesco, ma di esigere trasparenza da un’istituzione che — a suo dire — non ha mai collaborato fino in fondo per far luce su quanto accaduto a sua sorella. Questo scontro ha segnato un punto delicato nel rapporto tra un cittadino in cerca di giustizia e la massima autorità spirituale della Chiesa cattolica.
Con la scomparsa di Papa Francesco, il futuro del caso Orlandi resta incerto. Pietro ha espresso il desiderio che il nuovo Papa possa finalmente decidere di aprire completamente gli archivi vaticani relativi agli anni ’80 e collaborare con la magistratura italiana. “Non voglio vendetta, solo verità. Lo dobbiamo a Emanuela e a tutti quelli che hanno creduto nella giustizia”, ha dichiarato di recente.
«Oggi preferisco non rilasciare commenti, il mio pensiero è lo stesso di ieri, di oggi e lo stesso sarà anche domani. Ma anche tanti personaggi illustri del giornalismo, della politica, dello spettacolo, della cultura avrebbero potuto evitare di commentare, visto che nei loro post e dichiarazioni leggo solo tanta ipocrisia, ruffianeria e falsità», questo il primo commento di Pietro Orlandi in un post pubblicato sui social, nelle ore successive alla divulgazione della notizia della morte di Papa Francesco.
Da anni chiedeva a Papa Francesco un incontro per parlare di sua sorella. Il Pontefice aveva risposto di non poterlo ricevere, perché “troppi occhi” erano puntati su di lui.
Pochi mesi fa, mentre il pontefice era ricoverato al policlinico Gemelli, Pietro aveva rinnovato l’appello: “Se ha la forza di scrivere l’Angelus, trovi anche la forza di scrivere quello che tutti noi aspettiamo”. Un appello rimasto senza risposta. Pietro Orlandi lo ha ricordato con amarezza: è il terzo Papa che muore senza rivelare la verità sul caso di usa sorella Emanuela.