La recente archiviazione della querela presentata dal boss Francesco De Martino contro la direttrice di “Napolitan, la giornalista Lucina Esposito, rappresenta una significativa vittoria per la libertà di stampa e il diritto all’informazione. De Martino, noto come “Ciccio ‘o pazzo”, aveva accusato la giornalista di diffamazione per aver riportato che il consigliere della VI Municipalità di Napoli, Vincenzo Sollazzo, avrebbe facilitato l’ottenimento di una pensione di invalidità civile per De Martino, senza che questi fosse stato sottoposto a una visita medica. Il giudice ha ritenuto che la documentazione fornita dalla giornalista in fase di interrogatorio, assistita dall’avvocato Sara Piccini, confermasse la veridicità delle notizie riportate nel predetto articolo.
Una querela temeraria, quella del boss del rione Fiat, tornato in carcere lo scorso luglio, e finalizzata a ostacolare l’attività giornalistica.
Il Giudice, nell’argomentare le motivazioni dell’archiviazione della querela, sottolinea che “sussista un interesse pubblico della notizia pubblicata, concernendo, i fatti riportati, un connubio tra il De Martino ed un esponente del Comune”.
Questo episodio mette in luce il fenomeno delle querele temerarie in Italia, ovvero azioni legali infondate intentate con l’obiettivo di intimidire giornalisti e scoraggiarli dal proseguire nel loro lavoro di inchiesta.
L’Italia detiene il triste primato europeo per numero di querele temerarie, con giornalisti e reporter che risultano essere i bersagli principali di queste azioni legali. Tra il 2010 e il 2023, la maggior parte delle SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation) è stata intentata da imprenditori e politici, rispettivamente nel 45% e 35% dei casi.
Inoltre, è crescente la richiesta di una legislazione europea che tuteli efficacemente giornalisti e attivisti dalle querele temerarie. Attualmente, molti Stati membri non raccolgono nemmeno dati su questo fenomeno, rendendo difficile una valutazione accurata e l’implementazione di misure adeguate.