La serie televisiva “Gomorra” ha suscitato dibattiti accesi riguardo al suo impatto sulla percezione della camorra e sulla società napoletana. Diversi esperti e personalità pubbliche hanno espresso opinioni contrastanti sul possibile collegamento tra la rappresentazione cinematografica e la realtà criminale.
Roberto Saviano, autore del libro “Gomorra” che ha prima ispirato il film e poi la serie Tv, da cui è tratta la serie, ha sempre sostenuto che l’opera rappresenta fedelmente la realtà della camorra. In un’intervista, ha affermato: “Tutto quello che mostra ‘Gomorra’ è vero”. Saviano ha sottolineato come la serie metta in luce le dinamiche interne dei clan camorristici, offrendo uno spaccato della loro influenza sulla società campana.
Tuttavia, alcuni critici sostengono che la serie possa contribuire a una sorta di “mitizzazione” dei personaggi criminali, rischiando di influenzare negativamente le giovani generazioni. La rappresentazione dettagliata delle attività camorristiche potrebbe, secondo alcuni, normalizzare o addirittura glorificare comportamenti illegali.
Al contrario, altri ritengono che “Gomorra” svolga un ruolo educativo, sensibilizzando il pubblico sulla gravità del fenomeno camorristico e sulle sue ripercussioni sociali ed economiche. La serie, attraverso la sua narrazione cruda e realistica, potrebbe stimolare una maggiore consapevolezza e promuovere un dibattito pubblico sulla necessità di contrastare la criminalità organizzata.
La serie televisiva “Gomorra” ha suscitato diverse critiche da parte di personaggi pubblici e istituzioni, preoccupati per l’immagine della criminalità organizzata e l’effetto sulla percezione del pubblico.
Silvio Berlusconi, all’epoca Presidente del Consiglio, ha espresso preoccupazione riguardo al fatto che il libro “Gomorra” avesse dato troppa visibilità alla mafia, potenzialmente danneggiando l’immagine internazionale dell’Italia.
Emilio Fede, direttore del TG4, ha criticato Roberto Saviano, autore del libro “Gomorra”, accusandolo di aver ottenuto una visibilità eccessiva rispetto ai suoi meriti.
In contrasto, Gianfranco Fini, allora Presidente della Camera dei deputati, ha ricevuto Saviano, esprimendo piena collaborazione e sostegno istituzionale nella lotta alla criminalità organizzata.
Inoltre, nel 2024, il partito Fratelli d’Italia ha definito Saviano uno “sciacallo” che avrebbe reso i camorristi degli “eroi” per i giovani, criticando la sua rappresentazione della criminalità organizzata.
La serie televisiva “Gomorra” ha ricevuto elogi da parte di numerosi attori e personalità del mondo dello spettacolo, riconosciuta per la sua qualità narrativa e per l’interpretazione autentica dei suoi protagonisti.
Ricky Gervais, celebre comico britannico, ha dimostrato grande apprezzamento per la serie. Durante le riprese della quarta stagione a Londra, si è recato personalmente sul set per incontrare il suo idolo, Salvatore Esposito, interprete di Genny Savastano, esprimendo così la sua ammirazione per il lavoro svolto.
La scelta di utilizzare attori locali e non professionisti ha conferito alla serie un realismo distintivo. Questa decisione è stata lodata per aver offerto una rappresentazione genuina della cultura napoletana, contribuendo a rendere “Gomorra” un prodotto apprezzato sia a livello nazionale che internazionale.
Numerosi attori professionisti e illustri personalità del mondo del cinema hanno elogiato “Gomorra” per la capacità di raccontare storie intense attraverso interpretazioni autentiche, consolidando la sua posizione come una delle serie più influenti nel panorama televisivo contemporaneo.
Salvatore Esposito e Marco D’Amore, protagonisti della serie “Gomorra”, hanno condiviso riflessioni significative sul loro coinvolgimento nel progetto e sull’impatto che ha avuto sulle loro carriere.
Salvatore Esposito ha descritto la conclusione delle riprese dell’ultima stagione come un momento emotivamente intenso. Ha condiviso con i fan il suo ultimo giorno sul set, esprimendo sentimenti di tristezza e incertezza riguardo al futuro dopo la fine di un’esperienza così significativa. Ha affermato: «Il mio primo pensiero alla fine di quella giornata è stato: “È finita, e mo?”»
In un’intervista, Esposito ha anche riflettuto su come una maggiore visibilità internazionale avrebbe potuto portare a ulteriori collaborazioni con attori come Fortunato Cerlino. Ha detto: «Se Gomorra fosse stata una serie americana, avrei girato un sacco di film dopo con Fortunato Cerlino. In Italia non c’è uno star system, ci autosabotiamo»
Marco D’Amore, oltre a interpretare Ciro Di Marzio, ha contribuito alla serie come regista. Ha sottolineato l’importanza di “Gomorra” nella sua vita, affermando: «Devo tutto a Gomorra, è un progetto che mi ha stravolto la vita»
Riguardo alle critiche sulla possibile influenza negativa della serie, D’Amore ha ribattuto con fermezza, paragonando “Gomorra” a opere cinematografiche internazionali che trattano tematiche simili: «Allora vietiamo Scorsese e 30 anni di cinema USA!»
Un articolo del 2016 evidenzia come alcuni giovani, influenzati dal “mito di Gomorra”, mostrino comportamenti devianti, arrivando a terrorizzare i quartieri. Si sottolinea la presenza di un “deserto educativo” e di “fragilità familiari” come fattori che contribuiscono a questa situazione. L’autore suggerisce che la scuola dovrebbe svolgere un ruolo più attivo nel contrastare queste influenze culturali.
Don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, ha espresso critiche significative riguardo alla rappresentazione della camorra nella serie televisiva “Gomorra” e alle opinioni di Roberto Saviano.
In una lettera aperta, don Patriciello ha invitato Saviano a visitare nuovamente il Parco Verde, sottolineando che la serie potrebbe aver influenzato negativamente i giovani, alimentando il mito della criminalità. Ha affermato: «Ho potuto notare quanto male ha fatto a tanti nostri ragazzini a rischio la serie televisiva Gomorra. Non una volta sola, attraverso la tua pagina, ti ho chiesto di ritornare al Parco Verde, non lo hai mai fatto».
Inoltre, don Patriciello ha contestato le affermazioni di Saviano riguardo al fallimento del “modello Caivano”, sostenendo che gli omicidi recenti non dimostrano un fallimento completo del modello, ma sono il risultato di anni di disattenzione verso le problematiche locali. Ha scritto: «Roberto Saviano scrive che ‘gli omicidi dimostrano il fallimento completo del modello Caivano’. Falso».