Il mese di ottobre ha riservato non poche sorpresa al clan De Micco, organizzazione camorristica che detiene il controllo degli affari illeciti nel quartiere Ponticelli. Un’egemonia conquistata dopo aver stroncato i piani dei rivali che nei mesi scorsi hanno cercato di ostacolare l’ascesa dai cosiddetti “bodo”, pur consapevoli di uscirne con le ossa rotte.
L’ala dissidente, – costituita dai reduci dei clan ostili ai De Micco, seppure fortemente rimaneggiati da arresti ed omicidi – tentò l’ultimo, disperato tentativo di rialzare la china, trascinata dal ras del rione De Gasperi Salvatore Montefusco che nell’isolato 17 aveva allestito il suo arsenale, riunendo intorno a sé un gruppo di giovani, tra i quali suo figlio Carmine e alcuni minorenni. Forte del supporto dell’amico ed alleato Giovanni De Stefano, anch’egli residente nello stesso rione e dell’appoggio dei nipoti di quest’ultimo, ma anche stringendo un’alleanza con i D’Amico del rione Conocal e i reduci del clan De Luca Bossa, Montefusco auspicava di disporre della forza necessaria per lanciare il guanto di sfida ai De Micco e lo fece inscenando una serie di azioni finalizzate a contestarne l’egemonia. L’imposizione di una tangente estorsiva ai gestori delle piazze di droga più redditizie del quartiere, ma anche una serie di “stese” e scorribande armate nei rioni controllati dai “bodo”, provocarono la furiosa reazione dei rivali che ha portato prima al tentato omicidio di due giovani legati al gruppo emergente del rione De Gasperi e poi all’assassinio di Emanuele Montefusco, fratello del ras del gruppo dissidente, ucciso per compiere una vendetta trasversale.
Un omicidio che ha sancito un punto di non ritorno, in virtù del vincolo di parentela che intercorre tra i Montefusco e Gesualdo Sartori, figura apicale del clan D’Amico, costola dei Mazzarella, in affari con i De Micco.
La consapevolezza che i De Micco si dichiaravano pronti ad eliminare anche i parenti innocenti, pur di colpire i rivali e l’arresto di Salvatore Montefusco e di suo figlio Carmine, hanno stroncato sul nascere le velleità della fazione antagonista, messa ulteriormente in difficoltà da un evento inaspettato: il pentimento di Luisa De Stefano, figura di primo ordine della criminalità vesuviana e sorella di Giovanni De Stefano, l’amico e alleato di Montefusco che tuttora seguita ad ostentare la volontà di restare a Ponticelli e nel rione De Gasperi, malgrado l’inequivocabile ultimatum lanciato dai De Micco che invece vorrebbero cancellare ogni traccia dei familiari della neo-collaboratrice dal quartiere. In questo clima, nei giorni scorsi, si sono verificati alcuni episodi che hanno fatto schizzare la tensione alle stelle nel rione De Gasperi. La gente comune teme un’escalation di violenza finalizzata a costringere i parenti della collaboratrice ad allontanarsi dal quartiere.
Neanche il blitz che lo scorso 3 ottobre ha riguardato 60 soggetti legati al clan De Micco-De Martino, sembra aver scalfito i piani del clan che fin da subito è tornato a marcare il territorio con azioni plateali ed eclatanti. Malgrado i controlli straordinari dei carabinieri nei rioni del quartiere, i “Bodo” continuano a condurre una strategia del terrore che per il momento si sta rivelando efficace, anche in assenza di spari. Una premessa necessaria per non richiamare l’attenzione degli inquirenti. Seppure forte sia il sentore che, in qualsiasi momento, le circostanze potrebbero imporre una politica diversa da parte del clan, soprattutto in vista delle scarcerazioni attese in casa D’Amico.
Un clima di calma apparente che giova a tutti per privilegiare gli interessi comuni ed evitare che a risentirne siano gli affari illeciti che garantiscono ingenti guadagni a tutte le organizzazioni operanti sul territorio. Tuttavia, la priorità dei De Micco resta quella di continuare a detenere il controllo. Un messaggio rimarcato a chiare lettere e in più frangenti, inscenando episodi chiari ed inquietanti che legittimano l’apprensione dei cittadini che ormai hanno imparato che il clima che attualmente si respira tra le strade di Ponticelli, molto spesso si è rivelato destinato ad introdurre omicidi efferati.