La camorra continua a far sentire la sua presenza a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, nell’ultima settimana finito sotto la costante lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine e degli inquirenti. Prima il blitz che lo scorso 3 ottobre ha fatto scattare le manette per 60 soggetti legati al clan De Micco-De Martino, organizzazione che detiene tuttora il controllo del territorio, poi la serrata attività straordinaria da parte dei carabinieri che dall’alba di martedì 8 ottobre stanno presidiando le strade del quartiere, effettuando perquisizioni e controlli nei rioni in balia dalla camorra. Eppure, il clan De Micco seguita a spadroneggiare tra le strade del quartiere mostrando la sfrontata volontà di continuare ad esercitare il controllo del territorio.
Un’ostentazione di forza e potere inscenata fin da subito, appena due giorni dopo il blitz che ha aggravato la posizione di boss e affiliati già reclusi in carcere e ha fatto scattare le manette per altre pedine del clan che erano a piede libero: i De Micco non hanno perso tempo e sono tornati immediatamente a marcare il territorio. Non solo attraverso gli spettacoli pirotecnici e le imposizioni indirizzate ai soggetti tenuti a versare una tangente al clan: lo scenario che desta particolare allarmismo è quello riconducibile al rione De Gasperi, un tempo fortino dei Sarno, oggi “rifugio” dei parenti dei “pazzignani”, debilitati dall’arresto dell’amico e alleato Salvatore “Zamberletto” Montefusco e messi all’angolo dal clamoroso pentimento di Luisa De Stefano. Proprio in relazione a quest’ultima circostanza si starebbero verificando plurime fibrillazioni nel rione.
I De Micco, nei giorni scorsi, avrebbero indirizzato a chiare e marcate lettere un perentorio verdetto ai parenti della neo-collaboratrice di giustizia, imponendogli di andare via da Ponticelli. Un monito che il clan egemone avrebbe indirizzato ai parenti della ex donna-boss anche attraverso un’incursione armata nel rione, con tanto di spari indirizzati all’abitazione di Giovanni De Stefano, fratello di Luisa e attuale reggente del clan. I parenti della neo-collaboratrice hanno rifiutato di rinnegare la camorra, non accettando di entrare nel programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia, così come accadde quando a capitolare al cospetto della magistratura fu Tommaso Schisa, primogenito di Luisa De Stefano. In quella circostanza, il pentimento rampollo del clan non sortì effetti particolarmente eclatanti per i parenti rimasti a Ponticelli per continuare a vivere nel rispetto delle regole malavitose, fatta eccezione per le salatissime tangenti imposte dal boss Marco De Micco alle piazze di droga gestite dalle pazzignane, quale forma di risarcimento per il denaro non incassato dai “bodo” durante il periodo in cui insieme ai De Luca Bossa-Minichini-Aprea-Rinaldi erano riuscite a conquistare il controllo del territorio, capeggiate proprio da Luisa De Stefano.
In questo frangente, invece, a fare la differenza non è solo lo spessore criminale della collaboratrice di giustizia: Luisa De Stefano ha infatti ricoperto un ruolo di primo ordine nel contesto camorristico della periferia orientale di Napoli per lungo tempo, ma soprattutto, si celava la sua la regia dietro la “strage dei parenti dei Sarno”: un vortice di omicidi che giunsero contestualmente alle condanne in via definitiva per i partecipanti a quella mattanza in cui persero la vita quattro persone innocenti. Ad avere la peggio furono i parenti degli ex boss di Ponticelli, le cui dichiarazioni rese alla magistratura si rivelarono determinanti ai fini di quel verdetto, e proprio per questo motivo fu disposto l’allontanamento in via preventiva di tutti i familiari dei Sarno ancora residenti a Ponticelli, seppure estranei alle logiche camorristiche. In sostanza, quando gli inquirenti compresero che il cartello camorristico costituito dalle famiglie che un tempo erano legate ai Sarno e che in seguito al pentimento dei boss e delle figure apicali decisero di non rinnegare il credo criminale, optarono per l’allontanamento dal quartiere di tutti i parenti degli ex boss, al fine di evitare una strage di innocenti. In quella circostanza, i parenti dei collaboratori di giustizia, furono costretti a lasciare il quartiere. Un provvedimento che cancellò ogni traccia dei “pentiti” da Ponticelli.
A meno di 10 anni di distanza, quel copione si ripete a parti invertite e vede quelli che possono essere definiti “gli eredi naturali dei Sarno” imporre lo stesso destino ai parenti degli autori della “strage dei parenti dei pentiti”.
Nei giorni scorsi, i De Micco avrebbero notificato il foglio di espatrio ai “pazzignani” a suon di spari, indirizzando una raffica di colpi verso l’abitazione di Giovanni De Stefano, attuale reggente del clan che a sua volta avrebbe risposto al fuoco dal balcone.
Una sequenza di eventi violenti che accresce il clima di tensione che si registra nel rione De Gasperi, soprattutto tra le famiglie estranee alle logiche criminali e che hanno validissime ragioni per temere per la loro incolumità.