Correva l’anno 2021 e il boss Francesco De Martino soprannominato “Ciccio ‘o pazzo”, servendosi del telefono cellulare illegalmente detenuto, riusciva a impartire strategie e direttive ai familiari, nonché membri dell’omonimo clan, con i quali intratteneva conversazioni telefoniche pressoché quotidianamente. Una delle richieste che il boss detenuto avanzava con maggiore insistenza era quella di ottenere una certificazione mendace in grado di provare la sua infermità mentale, al fine di ottenere un escamotage per richiedere la scarcerazione al tribunale di sorveglianza. “Ciccio ‘o pazzo” riuscirà effettivamente ad ottenere gli arresti domiciliari e sarà scarcerato il 19 gennaio dell’anno successivo, per poi fare ritorno in carcere 8 giorni dopo. De Martino ha ottenuto la liberazione anticipata a luglio del 2022.
Il boss impartiva un ordine ben preciso ai familiari a piede libero: dovevano recarsi presso il centro d’igiene mentale in Via Walt Disney e rintracciare un medico – del quale fornisce il cognome – affinché s’impegni a rilasciare un certificazione medica analoga a quella già prodotta in passato, tenendo conto del fatto che la psicologa del carcere lo aveva già valutato non idoneo al lavoro carcerario. “Deve scrivere la stessa carta con la data nuova”, spiega De Martino. La certificazione doveva attestare patologie psichiatriche e la necessità di sottoporsi a terapie farmacologiche quotidianamente. Si raccomandava, inoltre, che sul certificato medico venissero annotata tutte le patologie che gli erano già state diagnosticate in passato: personalità border line, affetto da autolesionismo, claustrofobia e attacchi di panico. Tutte patologie incompatibili con il regime detentivo.
Inequivocabile la richiesta rivolta suo cognato, al quale chiede di recarsi dal predetto dottore e nell’avanzare la richiesta ampiamente illustrata, doveva fargli intendere che il boss gli sarebbe stato riconoscente: “Gli facciamo il regalo a lui! faglielo capire!”
Nel corso di una delle tante telefonate intercettate, De Martino chiede alla moglie se “Enzo Padre Pio” (suo cognato Vincenzo, ndr) avesse fatto il “miracolo” recandosi dal medico indicato al fine di fargli ottenere la certificazione richiesta con pressante insistenza.
“Il giorno che esco devo picchiare tutti”: questa l’esternazione del boss quando la moglie gli comunica l’irreperibilità del cognato che aveva spento il telefono e pertanto non poteva appurare se avesse provveduto a recuperare il certificato necessario per fornire a De Martino il salvagente di cui necessitava per ottenere l’agognato permesso.
Nei giorni successivi, il cognato di De Martino chiarì alla moglie, Carmela Ricci, che un altro dottore con il quale era entrato in contatto all’ASL avrebbe provveduto al rilascio della certificazione richiesta, dopo aver ricevuto una richiesta formale da parte dell’avvocato difensore del boss. Nell’ambito della stessa conversazione, Salvatore De Martino, il figlio minore di Ciccio ‘o pazzo, chiede allo zio di inviargli una copia del certificato da riprodurre, affinché possa farla pervenire a Giannino alias Giovanni Braccia, fedelissimo del clan che evidentemente si era offerto di seguire personalmente la questione, al fine di sollecitare il rilascio della documentazione necessaria a mettere fine alla carcerazione del boss.
L’impellente necessità di ufficializzare la sua infermità mentale, si alterna a una serie di dialoghi in cui il boss, in maniera analogamente ossessiva, chiede al figlio e agli altri membri della famiglia presenti alle conversazioni di adoperarsi per reperire armi, al fine di inscenare azioni criminali utili a mantenere alto l’onore e la credibilità del clan De Martino sul territorio.