Il blitz che ha acceso i riflettori su Ponticelli, all’alba dello scorso giovedì 3 ottobre, portando all’arresto di 60 soggetti legati al clan De Micco-De Martino, non può e non deve far passare in sordina i fatti gravissimi accaduti la sera prima nel rione De Gasperi.
L’ex fortino dei Sarno è da diversi mesi uno dei fronti più caldi del quartiere. Le ostilità hanno preso il via lo scorso inverno, quando il ras Salvatore Montefusco detto Zamberletto, con il supporto del figlio Carmine e di una paranza di giovanissimi – tra i quali anche dei minorenni imparentati con elementi di spicco dell’ex clan Sarno – ha ostentato una condotta finalizzata a contestare e contrastare l’egemonia dei De Micco per riuscire a conquistare, in primis, il controllo degli affari illeciti che imperversano nel rione che da tempo immemore accoglie alcune delle piazze di droga più redditizie del quartiere. Un fatto ampiamente confermato nelle oltre mille pagine della recente ordinanza, molte delle quali riguardano proprio le richieste estorsive indirizzate ai “signori della droga” del rione De Gasperi: Pasquale Tarallo alias ‘a ceccia e Salvatore Romano detto ‘o nippolo, al quale poi sono subentrati altri parenti diretti, in seguito all’arresto avvenuto a marzo del 2021.
Due piazze di droga che macinano guadagni da capogiro e che oscillano intorno al mezzo milione di euro mensili: un piatto più che appetibile che fa gola ai clan operanti sul territorio. Montefusco sarebbe riuscito a conquistare il controllo del “suo” rione, ma quella conquista sarebbe durata solo pochi mesi. Forte del supporto di Giovanni De Stefano detto “Giovannone”, fratello della neo-collaboratrice di giustizia Luisa, che una volta tornato in libertà avrebbe dato man forte all’amico e sodale arrestato insieme a lui per le minacce e le estorsioni indirizzate a Carmine Sarno detto Topolino, fratello degli ex boss di Ponticelli. I due ras auspicavano di espandere il controllo del territorio ben oltre i confini del rione De Gasperi contestualmente alla scarcerazione di Pasquale Damiano, nipote di “Giovannone”, ma i rivali stroncarono le loro velleità la mattina seguente uccidendo Emanuele Montefusco, fratello del ras “Zamberletto”, vittima di una vendetta trasversale.
Da quel momento, le quotazioni del gruppo emergente del rione De Gasperi sono sempre più in caduta libera. Pochi giorni dopo l’omicidio di Montefusco, il ras Salvatore Montefusco e suo figlio Carmine sono stati arrestati e molti gregari del clan sono dirottati altrove, palesando la ferma intenzione di dedicarsi a reati minori, in quanto tutt’altro che propensi a rischiare la vita per assecondare il piano ordito dai ras, pur consapevoli di essere finiti nel mirino dei rivali.
“Giovannone” si ritrova da solo nel rione De Gasperi, forte del supporto dei nipoti, consapevole che la sua posizione si è ulteriormente aggravata, in seguito alla divulgazione della notizia del pentimento di sua sorella Luisa. Un evento inaspettato che i familiari hanno cercato di osteggiare in tutti i modi e che si annuncia destinato a sortire pesanti ripercussioni soprattutto su coloro che, di qui a poco, evidentemente verranno chiamati a saldare il conto con la giustizia, per effetto delle dichiarazioni rese dalla “pazzignana”.
Giovanni De Stefano, da quando è tornato nel rione De Gasperi, si è concesso pochissimi scampoli di libertà. Resta arroccato nel suo fortino, consapevole di rischiare la vita. Una condotta prudente adottata anche dai suoi nipoti, ma ciononostante, seguitano ad avanzare pretese economiche sulle attività delle vicine piazze di droga. Già da qualche mese, infatti, è in corso una vera e propria faida interna che vede Giovannone minacciare il ras dell’isolato tre, Pasquale Tarallo detto ‘a ceccia. Dapprima insulti e minacce urlate dai balconi, complici la vicinanza dell’isolato tre e quindici che permette una facile interazione tra i due ras, poi gli spari.
Un clima di tensione che è schizzato alle stelle, superando il punto di non ritorno, nel tardo pomeriggio di mercoledì 2 ottobre, alla vigilia del blitz che ha concorso ad indebolire il clan De Micco-De Martino. Due soggetti avrebbero sparato diversi colpi d’arma da fuoco verso la zona in cui è radicata la piazza di droga gestita da Tarallo, nell’isolato tre del rione De Gasperi. I residenti in zona hanno fornito l’identità dei due autori della scena da far west che ha seminato il panico nel rione, mettendosi a sparare dal balcone, sprezzanti del pericolo al quale hanno esposto i civili.
Un episodio che sottolinea la tensione che regna in casa De Stefano, all’indomani del pentimento di Luisa, la donna-boss che per anni ha ricoperto un ruolo cruciale che si spinge ben oltre gli affari illeciti gestiti dalla sua famiglia. Consapevoli di avere le ore contate, “Giovannone” e i nipoti sbandierano palesi segnali di instabilità che concorrono a renderli soggetti pericolosi che rappresentano una seria minaccia per l’incolumità dei residenti in zona, soprattutto se si considera che in qualsiasi momento dei sicari potrebbero fare irruzione nel rione per eseguire la condanna a morte che pende sul capo del ras, così come annunciato in alcuni contenuti pubblicati sui social network, all’indomani dell’omicidio di Montefusco. Il pentimento della De Stefano ha solo concorso ad aggravare la posizione dei suoi parenti che, dal loro canto, rifiutano con fermezza di entrare nel programma riservato ai parenti dei collaboratori di giustizia, seguitando a rivendicare con convinzione la volontà di servire la camorra, proprio come accadde all’indomani del pentimento di Tommaso Schisa, primogenito di Luisa De Stefano.
Il rione De Gasperi di Ponticelli, in questo momento storico più che mai, è una bomba a orologeria destinata ad esplodere, malgrado la presenza di decine di famiglie estranee alle logiche camorristiche.