Il ras del rione De Gasperi di Ponticelli, Salvatore Montefusco, è stato arrestato insieme a suo figlio e a un altro affiliato del cosiddetto “gruppo della 17”, l’isolato in cui vive l’ex Sarno scarcerato da qualche anno e tornato a Ponticelli con l’intenzione di marcare la scena camorristica locale da leader. Le sue velleità camorristiche avevano dato il via a una faida di camorra iniziata lo scorso inverno, quando Montefusco è stato oggetto di diversi raid e i rivali del clan De Micco hanno auspicato di stroncarne le ambizioni indirizzando alcune azioni intimidatorie anche ad altri esponenti del suo gruppo. Bombe e auto incendiate rappresentarono i primi segnali di guerriglia, poi ufficializzati dal mancato agguato sfociato in un violento incidente stradale, andato in scena lo scorso marzo, due giorni prima di Pasqua.
Fu l’evento che “ufficializzò” la presenza di una faida di camorra a Ponticelli, perché in quella circostanza rimasero gravemente feriti due affiliati al “gruppo della 17”: Tulipano e Arienzo, il primo dimesso dopo alcuni giorni trascorsi in ospedale, l’altro ridotto in fin di vita e sopravvissuto dopo circa due mesi trascorsi in condizioni critiche.
Consapevole di essere finito nel mirino dei rivali, già prima di quel violento impatto tra lo scooter a bordo del quale viaggiavano i suoi gregari e quel suv appostato nei pressi del varco che dal rione De Gasperi sfocia in viale delle Metamorfosi, Montefusco optò per un profilo basso, uno stile di vita diventato ancora più prudente dopo il tentato omicidio dei suoi fedelissimi. Un monito chiaro e inequivocabile, l’ennesimo sul quale campeggiava la marcata firma dei rivali, intenzionati a sedarne le ambizioni.
Malgrado vivesse da segregato in casa, il gruppo di Montefusco ha continuato a marcare la scena camorristica ponticellese, provocando i rivali soprattutto sui social. Decine i messaggi pubblicati soprattutto nelle stories di Instagram e finalizzati a gettare benzina sul fuoco. Il punto di non ritorno è però andato in scena contestualmente alla scarcerazione di Martina Minichini e Pasquale Damiano, due figure apicali dei “dissidenti del clan De Micco”, rispettivamente la moglie di Luigi Austero, nonché sorella di Michele e Alfredo Minichini, figlia di Anna De Luca Bossa e Ciro Minichini, famiglia storicamente ostile ai De Micco, mentre Damiano è il primogenito di Antonella De Stefano, sorella di Luisa, ma soprattutto di “Giovannone” De Stefano, carcerato di recente, dopo la condanna incassata proprio insieme all’amico e sodale Salvatore Montefusco per le minacce e le estorsioni indirizzate a Carmine Sarno detto “Topolino” contestualmente al pentimento dei fratelli di quest’ultimo.
Una volta tornato in libertà, anche “Giovannone”, a sua volta tornato nella sua abitazione nel rione De Gasperi per dare man forte a “Zamberletto” e supportare il suo piano criminale. Dozzine di contenuti pubblicati sui social network lo confermano. Già, perchè quando la tensione è schizzata alle stelle, la faida si è trasferita sui social e ha fatto registrare un impressionante botta e risposta a suon di post e storie, fino alla serata di festeggiamenti andata in scena nel Lotto O e nel rione De Gasperi per festeggiare la scarcerazione di Martina Minichini e Pasquale Damiano.
L’esaltazione del cartello ostile ai De Micco è stata stroncata sul nascere la mattina seguente, quando un commando a bordo di un’automobile entrò in azione a via Argine, nei pressi del ciglio della strada a ridosso del quale Emanuele Pierino Montefusco – fratello del ras del rione De Gasperi – era solito trascorrere le giornate per vendere rotoloni di carta. Un agguato eclatante, perchè a dispetto delle condanne per rapina e spaccio di droga, legate a un passato dal quale si era dissociato, “Pierino” si era distaccato dallo scenario malavitoso ed era estraneo agli affari del fratello.
Proprio per questo motivo tra gli abitanti del quartiere si temeva la replica del “ras della 17”, seppure appariva un’ipotesi fin troppo remota, in virtù della consapevolezza che un gruppo improvvisato e composto da giovani inesperti, dopo aver incassato un colpo duro come la morte di un parente innocente, potesse provare a vendicare l’affronto subito, perché così facendo avrebbe fatto schizzare alle stelle i toni della faida in corso.
A stroncare sul nascere una possibile escalation di sangue gli arresti dello scorso 22 luglio, comunicati in tempo reale da Napolitan.it: in manette sono finiti il ras del rione De Gasperi Salvatore Montefusco, suo figlio Carmine e Antonio Galasso, gli ultimi due entrambi incensurati.
I tre sono ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione, detenzione abusiva di armi e traffico di sostanze stupefacenti, delitti aggravati, tutti, dal metodo mafioso.
Avrebbero estorto denaro a un uomo residente nel quartiere San Giovanni a Teduccio, il quale avrebbe contratto debiti con tassi usurai spesso superiori al 100% mensile.
Tuttavia, i carabinieri hanno provveduto a ufficializzare la notizia solo oggi, 26 luglio, quindi il giorno successivo all’udienza di convalida davanti al GIP del Tribunale di Napoli, che ha disposto la custodia cautelare in carcere nei riguardi dei tre fermati per tutti i reati ai medesimi ascritti.
I militari volevano essere certi che gli arresti sarebbero stati confermati, prima di ufficializzare la notizia.
L’arresto di Montefusco concorre a smorzare notevolmente i toni della faida in corso a Ponticelli, proprio perché il ras dell’isolato 17 del rione De Gasperi era il bersaglio più ambito dai rivali, ma ciononostante la notizia è stata “censurata” per quattro giorni. Almeno per gli altri giornali, ma non per Napolitan.it.