L’ennesimo atto di irriverenza finalizzato a lanciare il guanto di sfida ai De Micco – clan attualmente egemone a Ponticelli – avrebbe sancito il punto di non ritorno che lo scorso 29 marzo ha introdotto le circostanze che hanno ridotto in fin di vita un affiliato al gruppo emergente dell’isolato 17 del rione De Gasperi e ferito in maniera meno preoccupante un altro gregario del cartello che da diversi mesi aveva manifestato in maniera plateale l’intenzione di conquistare terreno a discapito dei cosiddetti “bodo”.
Un affronto, l’ennesimo, che i vertici della cosca egemone non avrebbero tollerato, venendo meno all’impegno di non compiere azioni eclatanti per non attirare l’attenzione delle forze dell’ordine e rischiare di depauperare l’organico del clan che non può permettersi di vacillare, proprio per non prestare il fianco alle incursioni dei rivali che dal loro canto, in quel momento storico, apparivano fortemente intenzionati a lanciare il guanto di sfida.
Una velleità bruscamente stroncata da tre soggetti che a bordo di una Nissan Qashqai bianca rubata il giorno precedente, nel corso del pomeriggio dello scorso venerdì 29 marzo, due giorni prima di Pasqua, avevano intercettato Tulipano e Arienzo, due affiliati al gruppo capeggiato dal cosiddetto “Zamberletto”, mentre transitavano a bordo di uno scooter e gli avevano esploso contro almeno due colpi di pistola, non riuscendo però a colpirli. Ne è nato un inseguimento rocambolesco culminato in un violento impatto tra l’auto e lo scooter nella quale ha avuto la peggio il 23enne Vincenzo Arienzo, tuttora ricoverato in gravi condizioni, mentre il 31enne Giuseppe Tulipano ha riportato ferite di minore entità ed è stato dimesso dopo una breve degenza in ospedale. I tre soggetti a bordo dell’auto, invece, sono fuggiti sparando alcuni colpi d’arma da fuoco per intimare a un passante di consegnarli l’auto per allontanarsi più rapidamente dal luogo del mancato agguato sfociato in un incidente stradale.
Una spedizione punitiva che secondo i ben informati era stata pianificata per infliggere un duro colpo alla compagine rivale e costringerla così a rivedere i suoi piani criminali, ma soprattutto per inscenare una lezione in “stile De Micco”. Il clan, infatti, in più circostanze in un passato tutt’altro che remoto aveva già dimostrato a quale tipo di conseguenze vanno incontro i dissidenti e i ribelli, coloro che indirizzano un affronto all’organizzazione o manifestano in maniera plateale la volontà di non piegarsi alle imposizione del clan. Proprio com’è accaduto alla vigilia dell’incidente che ha ridotto in fin di vita il 23enne legato alla cosca di “Zamberletto”.
Proprio il ras dell’isolato 17, la sera del 26 marzo, si sarebbe recato al cospetto del nuovo broker della droga del clan De Micco, il gestore della piazza di droga dell’isolato 3 del rione De Gasperi, intimandogli di rompere gli affari con questi ultimi e iniziare a corrispondere al suo gruppo la tangente sui proventi delle attività di spaccio di stupefacenti. Un’imposizione che avrebbe esteso anche al capo della piazza del vicino isolato due. Un monito simbolicamente rivolto ai due presidi della droga più redditizi del quartiere, un atto di irriverenza tentato più volte per palesare in concreto affronto ai De Micco: il mancato versamento nelle casse del clan di una percentuale sulle attività illecite, nel gergo malavitoso è sinonimo di mancato riconoscimento dello status di organizzazione egemone. Un clan smette di essere riconosciuto come tale proprio in quel momento, quando i soggetti coinvolti in business illegali chiudono i rubinetti o elargiscono quel beneficio a un’altra organizzazione consacrandone, di contro, l’autorevolezza. A questo, quella sera, mirava “Zamberletto”, pur consapevole di essere finito nel mirino dei rivali e per questo se ne stava rintanato nel suo rione, guardandosi bene dall’andare in giro rischiando di subire un agguato. Una premura che non ha esteso ai suoi gregari che, invece, sono andati incontro a quel destino prevedibile, proprio il giorno successivo all’ennesima “alzata di testa” dell’aspirante leader della camorra ponticellese.
Il commando sapeva che “i ragazzi di Zamberletto” si sarebbero allontanati dal rione per marcare il territorio: un copione che andava in scena puntualmente ogni pomeriggio e così li hanno attesi al varco. Non riuscendo a cagionarne la morte servendosi delle pistole, hanno puntato tutto su quello schianto violento che ha ridotto in fin di vita il più giovane dei due affiliati al clan rivale a bordo di quello scooter.
La richiesta avanzata dal ras della 17 al gestore della piazza di droga dell’isolato tre sarebbe sfociata in una violenta lite, nell’ambito della quale il padrone di casa avrebbe cacciato brutalmente l’antagonista dei De Micco, ciononostante questi ultimi avrebbero comunque ritenuto opportuno punire le velleità del rivale.
All’indomani dell’incidente stradale che ha portato al ferimento di due pedine del gruppo del rione De Gasperi, la pace sarebbe stata siglata per espresso volere di tutte le figure apicali appartenenti ad entrambe le organizzazioni e attualmente detenute che, all’unanimità, avrebbero chiesto agli affiliati a piede libero di mettere fine alla faida in corso per concentrarsi sugli affari illeciti, affinché ci siano guadagni e benefici per tutti. In quest’ottica sarebbe stato siglato il patto che vede il businessman dell’isolato 3 del rione De Gasperi corrispondere una percentuale sui proventi dell’attività di spaccio ad entrambi i clan.