In un clima di prevedibile tensione si è svolta oggi, giovedì 28 marzo, presso la Corte d’Assise del Tribunale di Napoli, l’ennesima udienza del processo a carico di Francesco Pio Valda e altri sei imputati, accusati – a vario titolo – dell’omicidio di Francesco Pio Maimone, aspirante pizzaiolo 18enne di Pianura, ucciso da un proiettile vagante la sera del 20 marzo del 2023, mentre si trovava nei pressi di uno dei tanti chalet del lungomare di Mergellina.
Nel corso dell’udienza precedente, l’avvocato di parte civile della famiglia Maimone, Sergio Pisani, aveva denunciato il “clima di intimidazione” che aveva introdotto la deposizione di un teste e aveva fatto registrare l’assenza ingiustificata del gestore di uno degli chalet, sentito nel corso dell’udienza odierna: Giovanni Nacarlo, gestore del chiosco nei pressi del quale era iniziata la lite tra le due bande, nell’ambito della quale un pestone ha macchiato la scarpa di Francesco Pio Valda che poco dopo ha estratto una pistola e ha esploso diversi colpi di pistola ad altezza d’uomo, uno dei quali ha raggiunto Francesco Pio Maimone a una distanza di circa 15 metri e che quindi si trovava poco distante dal luogo della lite alla quale era completamente estraneo.
Nacarlo era stato sentito dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli poche ore dopo l’omicidio e una seconda volta, convocato negli uffici della Questura partenopea, a distanza di qualche giorno e aveva reso informazioni precise e circostanziate. Aveva finanche riconosciuto in foto alcuni dei protagonisti della lite e aveva concorso a far luce sul possibile movente che aveva portato Valda ad impugnare l’arma: il pestone che gli aveva macchiato la scarpa. Nacarlo aveva precisato che quel gruppo, capeggiato da Valda che si era messo in evidenza per i comportamenti maleducati e gli atteggiamenti “da guappo” era entrato in contrasto con un’altra paranza del rione Traiano. In aula ha ritrattato tutto, rifugiandosi in un atteggiamento reticente e remissivo, viziato da una marea di “non è così”, “non ricordo”, “sono solo dei clienti abituali del chiosco”. Il teste ha asserito che si sarebbe limitato a riconoscere, nelle foto mostrate dagli inquirenti, una serie di clienti abituali, senza però attribuirgli nessun ruolo specifico nella lite poi sfociata nell’omicidio di Francesco Pio Maimone. Una deposizione in bilico la tra la falsa testimonianza e la calunnia.
La Corte di Assise ha ritenuto omissivo il suo comportamento durante la deposizione e l’udienza è stata sospesa per convocare un avvocato d’ufficio tenuto ad assistere testimone. Quando l’udienza è ripresa, in presenza del suo legale, Nacarlo si è avvalso della facoltà di non rispondere e pertanto è stato incriminato.
L’udienza è proseguita ascoltando le deposizioni della polizia scientifica che ha ricostruito la dinamica dell’omicidio. Un momento particolarmente toccante per i familiari presenti in aula, tant’è vero che la madre di Francesco Pio Maimone ha sentito il bisogno di allontanarsi.
La ricostruzione della scientifica ha escluso categoricamente la possibilità che i colpi di pistola siano stati esplosi da un soggetto che puntava l’arma in aria. Il proiettile che ha ucciso Francesco Pio Maimone è stato esploso ad altezza d’uomo.
La prossima udienza si svolgerà il prossimo mercoledì 17 aprile.