Un plico anonimo, inviato alla redazione del nostro giornale, contenente una serie di documenti che ricostruiscono il business degli alloggi popolari gestito dai clan operanti nel quartiere napoletano di Ponticelli, grazie al prezioso supporto di un consigliere municipale. Prove schiaccianti che inchiodano camorristi e politici collusi alle loro responsabilità.
Dozzine di residenze cancellate per regolarizzare lo status di occupanti abusivi creato dalla camorra che per anni ha costretto legittimi assegnatari a lasciare le loro case per favorire l’insediamento di parenti e affiliati o di altri nuclei familiari che avevano versato nelle casse del clan cospicue somme di denaro.
Per vedersi assegnare una casa popolare a Ponticelli basta bussare alle porte giuste: i D’Amico del Conocal o i De Martino del rione Fiat, le due organizzazioni in affari con il consigliere municipale che in cambio di cinquemila euro ha provveduto ad effettuare i cambi di residenza, oltre all’intestazione dei bollettini delle utenze.
Il sistema è ingegnoso: con l’aiuto di altri funzionari pubblici – “un amico, anche lui dipendente comunale che lavora a Soccavo” – vengono manomesse le date dei contratti di energia elettrica e fornitura idrica, ma anche le visite mediche e pertanto i documenti risultano retroattivi, dopodiché viene inoltrata la richiesta di sanatoria e di conseguenza lo sfratto viene bloccato. Terminato l’iter, la posizione del nuovo affittuario è blindata, mentre il legittimo assegnatario di quell’abitazione risulta senza fissa dimora, al pari di tutti i soggetti che rientrano nello stesso stato di famiglia. Un cortocircuito che ha arrecato non pochi problemi, non solo di carattere burocratico, alle famiglie cacciate di forza dalle loro abitazioni, principalmente anziani, ragazze-madri, ma anche famiglie con bambini che hanno preferito lasciare il quartiere, letteralmente terrorizzati dalle minacce che gli erano state esplicitamente indirizzate.
Cinquemila euro per cancellare ogni traccia di quell’occupazione abusiva e legittimare lo status del nuovo affittuario, a discapito del legittimo assegnatario: una mazzetta che i clan a capo del business delle case popolari dividono al 50% con Vincenzo Sollazzo, 52 anni il prossimo giugno, consigliere della VI Municipalità di Napoli, membro della coalizione che sostiene il sindaco Manfredi. Nel 2021, Sollazzo finì sotto i riflettori mediatici per alcuni post pro-Mussolini pubblicati sul suo profilo facebook. Dipendente Asia, al pari di altri membri della sua famiglia, Sollazzo gestisce un Caf nel rione Conocal di Ponticelli, fortino del clan D’Amico con il quale ha agito in concerto per agevolare l’insediamento di nuove famiglie, disposte prima a comprare l’alloggio e poi a sborsare i cinquemila euro necessari per avviare le pratiche per il cambio di residenza.
Un Caf che ha lavorato e continua a lavorare pratiche illecite, riassegnando in maniera arbitraria alloggi di edilizia popolare ad occupanti abusivi anche nel rione Fiat e nel rione Incis, la zona in cui vive lo stesso Sollazzo, controllata dal clan De Martino. Un consigliere municipale alle dipendenze di due organizzazioni camorristiche, non a caso, quella radicata nel suo rione di residenza e quella operante, invece, nel rione in cui è ubicato il suo Caf.
Dozzine di bollettini pervenuti alla redazione del nostro giornale provano in maniera inattaccabile l’intestazione di pigioni ed utenze a soggetti che – secondo quanto previsto dalla legge – non avrebbero diritto a un alloggio popolare. La cugina della nuova compagna di Salvatore De Martino, figlio del ras Francesco De Martino, che di recente si è vista assegnare un alloggio proprio nel rione Fiat, fortino dell’omonimo clan, avrebbe ricevuto per ben due volte la visita dei caschi bianchi che avrebbero provveduto perfino a sottoporre a sequestro l’appartamento con tanto di sigilli, tornato poi nelle disponibilità della donna dopo l’intervento di Sollazzo. Nello stesso stabile, al quarto piano, un altro alloggio è stato invece occupato da Umberto Dello Iacono alias ‘o cecato, cognato di Antonio Nocerino detto brodino, figura apicale del clan De Micco. Tantissimi altri i nomi e i riferimenti a “trattative anomale” avviate per “fare un favore” a diverse figure di spicco della criminalità.
Seguiranno aggiornamenti.