La bomba esplosa intorno alle 22 di giovedì 15 febbraio in via Maria Callas, nel rione Conocal di Ponticelli, ha colto relativamente di sorpresa i residenti in zona che all’indomani dell’ennesimo sussulto di camorra raccontano una serie di episodi tra i quali potrebbe celarsi il movente dell’ultimo raid.
In via Maria Callas risultano domiciliati alcuni parenti del ras Vincenzo Costanzo, il 26enne ucciso lo scorso maggio a Napoli, seppure si siano trasferiti in pianta stabile in via al chiaro di Luna dove abita lo zoccolo duro della famiglia clan D’Amico. Una migrazione maturata all’indomani delle recenti schermaglie nate con i Casella che fecero registrare una serie di “stese”. Una strategia avviata per fare quadrato e replicare prontamente alle incursioni dei rivali, come avvenne in più circostanze. Negli ultimi tempi, tuttavia, le due fazioni in lotta sembrano aver trovato un accordo.
In via Maria Callas risulta anche domiciliato uno dei giovanissimi membri della banda di rapinatori che ha saccheggiato le strade della periferia orientale di Napoli, talvolta compiendo rapine violente immortalate dalle videocamere e che pertanto hanno conquistato la ribalta nazionale. Si tratta di un giovane attualmente detenuto ai domiciliari, quindi non è da escludere che ci fosse proprio lui nel mirino degli attentatori.
Gli abitanti del Conocal, tuttavia, introducono anche un altro scenario riconducibile alla morte di Alessio Bossis, il 22enne aspirante ras di Ponticelli ucciso in u agguato di camorra nel parcheggio di “In piazza” a Volla, nell’ottobre del 2022. Malgrado la giovane età, malgrado fosse stato scarcerato a maggio dello stesso anno, nell’arco di pochissimo tempo, Bossis era riuscito a ritagliarsi un ruolo di rilievo sullo scacchiere camorristico locale e aveva pestato i piedi a diversi elementi di spicco della malavita ponticellese, ma anche vollese. Il 22enne abitava proprio nel comune confinante con il quartiere Ponticelli dove ha trovato la morte. Un omicidio che sarebbe scaturito quindi dal “voto all’unanimità” di diversi clan operanti sul territorio. I Veneruso, clan egemone a Volla, avrebbero “spalancato le porte” ai sicari del clan De Micco che hanno inscenato una vera e propria azione militare, sprezzanti della presenza di famiglie e bambini.
Bossis, figura carismatica e irriverente, era riuscito a conquistare la fedeltà e la fiducia di dozzine di giovanissimi che sognavano di conquistare la scena camorristica locale sotto le sue direttive. Per questo motivo, l’omicidio del 22enne ha rappresentato un colpo durissimo per i suoi fedelissimi che fin dagli istanti successivi all’agguato hanno annunciato vendetta servendosi dei social.
Proprio attraverso i social, di recente, uno dei seguaci più fedeli di Bossis avrebbe lanciato il guanto di sfida nel corso di alcune dirette su Instagram. Insulti e minacce indirizzati a uno o più soggetti: chi ha visto quei video ha ben compreso le intenzioni del giovane e lo scenario che quelle pesantissime affermazioni erano destinate a introdurre. L’autore di quella performance virtuale che ha destato non poco scalpore è un 18enne più che ben addentrato nelle dinamiche malavitose e che di recente sfreccia tra le strade del quartiere a bordo di un’auto lussuosa. Un modus operandi che nel gergo camorristico contemporaneo è sinonimo di ostentazione di potere e al contempo manifesta la volontà di sfidare l’organizzazione egemone su quel territorio, spadroneggiando tra le strade di sua stretta pertinenza.
Le schermaglie in atto preoccupa i cittadini estranei alle dinamiche camorristiche residenti nel Conocal perchè sanno per certo che l’erede di Bossis era entrato in contrasto, ormai da diverso tempo, anche con un giovane che abita proprio nel fortino dei D’Amico. Seppure sia ancora troppo presto per stabilire con certezza se ci sia un collegamento reale tra questo scenario e la bomba della notte scorsa, questo clima autorizza i cittadini a non abbassare la guardia.