Nell’ultima legge di bilancio, approvata lo scorso dicembre, per la prima volta dal 2017 non sono stati neanche previsti fondi per il trasporto rapido di massa (metro, tramvie e filovie), così come per la ciclabilità e la mobilità dolce, malgrado il numero dei viaggiatori sia in netto aumento: è quanto denuncia Legambiente con il nuovo report di Pendolaria.
La situazione più critica sul fronte trasporto pubblico si registra nel Mezzogiorno: le corse dei treni regionali e l’età media dei convogli sono ancora distanti dai livelli del resto d’Italia. Al sud i treni sono più vecchi, l’età media dei convogli è di 18,1 anni, in calo rispetto a 19,2 anni del 2020 e dei 18,5 del 2021, ma ancora molto lontana dai 14,6 anni del nord. Due i casi record di “anzianità” dei parchi rotabili: in Molise l’età media è di 22,6 anni, in Calabria 21,4 anni.
Quattro delle dodici linee ferroviarie peggiori, segnalate da Legambiente nel 2024, si concentrano al sud, tra conferme e nuovi ingressi: le ex linee circumvesuviane (142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la direttrice costiera verso Sorrento, sia sul versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese), la linea Catania-Caltagirone-Gela, e come new entry la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, la linea adriatica nel tratto pugliese Barletta-Trani-Bari.
Altra nota dolente, riguarda le linee ferrovie chiuse e sospese ormai da anni: come quella della Palermo-Trapani via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagirone-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) o quelle delle linee a scartamento ridotto che da Gioia Tauro portano a Palmi e a Cinquefrondi in Calabria, il cui servizio è sospeso da 11 anni e dove non vi è alcun progetto concreto di riattivazione. In Sicilia sono 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, mentre non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. Imbarazzanti i tempi di percorrenza: ad esempio per andare da Trapani a Ragusa ci si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando 4 treni regionali. In tutto ciò il dibattito pubblico e le risorse economiche per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno sembrano ruotare attorno alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in 9 anni. Un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico.
Sono 12 linee ferroviarie peggiori 2024, oltre alle quattro del Meridione (ex linee circumvesuviane, la linea Catania- Caltagirone-Gela, la linea Jonica, la tratta Barletta-Trani-Bari), ci sono anche: la Roma-Lido, la Roma Nord, la Milano-Mortara, la Genova-Acqui-Asti (che vede ancora 46 km di binario unico sui 63 totali), la Verona-Rovigo, e come new entry la Ravenna-Bologna, la Pinerolo-Torino (linea tra le piemontesi con il maggior numero di utenti all’anno, è al tempo quella che registra ritardi e soppressioni a livello di servizio ferroviario metropolitano) e il suo proseguimento Pinerolo-Torre Pellice la cui riattivazione del servizio, sospeso nel 2012, era incluso nel contratto per il servizio ferroviario metropolitano siglato dalla Regione e RFI nel 2019, ma la procedura è ancora ferma alla fase progettuale; la Grosseto-Siena dove permangono ancora rallentamenti e disagi per i viaggiatori.
Il rapporto Pendolaria 2024, pubblicato da Legambiente, conferma la Circumvesuviana come una delle peggiori ferrovie in Italia. 142 km, ripartiti su 6 linee e 96 stazioni, che si sviluppano intorno al Vesuvio, sia lungo la direttrice costiera verso Sorrento, sia sul versante interno alle pendici del Monte Somma, fino a raggiungere Nola, Baiano e l’Agro nocerino sarnese.
Tanti e ormai storici i disagi che devono sopportare i pendolari che usufruiscono di queste tratte.
Dopo un 2022 segnato da continui disagi alla circolazione (passaggi a livello malfunzionanti, ritardi e soppressioni su varie direttrici, incidenti più o meno gravi, problemi tecnici sulle tratte, ecc.) anche il 2023 è stata un’annata all’insegna delle difficoltà e dei ritardi per i tanti utenti costretti spesso a rinunciare all’utilizzo del treno come mezzo quotidiano di trasporto perché inaffidabile. Va evidenziata anche una problematica rispetto agli orari di servizio delle linee in questione. La tratta Napoli- Sorrento, ad esempio, poco più di 70 chilometri, fa segnare 38 minuti di servizio in più la sera rispetto alla linea di Torre Annunziata, 133 minuti di servizio in più rispetto alla linea di Poggiomarino, 143 minuti di servizio in più rispetto alla linea di Baiano, 157 minuti di servizio in più rispetto alla linea di Sarno. Differenze notevoli che disegnano tratte e passeggeri di serie A e altre di serie B o C.
Tardano ancora a concretizzarsi gli importanti investimenti annunciati ormai più di un anno fa dalla Regione Campania, attraverso l’acquisto di nuovi treni che sarebbero dovuti entrare in servizio a partire da settembre 2024. Il Presidente della Regione, De Luca, ha infatti spiegato a inizio gennaio 2024 che ci saranno importanti ritardi sulle commesse per mancanza di materiale ferroviario per i nuovi treni. Si preannuncia dunque un’altra annata di disagi per i pendolari.
I pendolari hanno presentato proposte per migliorare il servizio al fine di alleviare i disagi causati da un’offerta scadente e una qualità del servizio inadeguata.