19 Uomini, 16 donne, 3 bambini e 2 neonati. Tutti originari di Napoli, tutti uccisi in nome di una folle ideologia sulla razza. Vittime degli orrori perpetrati nei tristemente famosi campi di concentramento di Auschwitz, Birkenau, Treblinka . Tributi di sangue innocente immolati sull’altare del nazi-fascismo, una goccia nel mare di quei sei milioni di ebrei sterminati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Napoli non ebbe mai un Ghetto, un luogo obbligato di residenza per i semiti. Ebbe nei secoli diverse Giudecche nome dato anticamente ai quartieri abitati dagli Ebrei o prevalentemente dagli Ebrei. La prima Giudecca è identificata nella zona di Via San Marcellino e dell’altura di Monterone. Documenti di età bizantina attestano qui la presenza di una sinagoga. Nei pressi dell’anfiteatro romano lungo l’asse dell’antico Decumano superiore oggi strada dell’Anticaglia, è attestato un Vicus Judeorum, corrispondente all’attuale vico Limoncello. In età angioina, si trasferirono in città, molti artigiani ebrei specializzati nella creazione e commercializzazione di tessuti. Si stabilirono nella zona ora detta di Portanuova (fino al XVI secolo Porta Judearum). e in alcune strade del allora nuovo quartiere di porto. Fra le diverse aree urbane in cui si ha notizia di insediamenti ebraici, è nota una “Giudecca Vecchia” situata nell’area di Forcella e tuttora rievocata da una omonima via.
Nel 1938 venivano emanate le leggi razziali e a tutti i ragazzi e bambini di religione ebraica fu vietato di andare a scuola, dalle elementari al ginnasio, all’università. Tutti i docenti ebrei furono licenziati in tronco, e così accademici, avvocati, medici, militari ecc. Napoli non fu né più né meno fascista del resto d’Italia. Un quindicennio di propaganda mussoliana riuscì a permeare anche l’animo di un popolo accogliente come quello partenopeo. Inquinandolo con stupidi convincimenti su presunte superiorità genetiche. Oppure si trattò, biecamente, della possibilità di requisire beni e attività economiche alle famiglie ebree. Con la coscienza anestetizzata tanti cittadini si macchiarono di episodi d’intolleranza e abuso nei confronti della minoranza ebraica. A fronte di ciò, tuttavia, ci furono tanti partenopei, che non barattarono la propria coscienza con opportunità e avidità aiutando i loro concittadini “rei” di essere nati con un credo diverso.
Le S.S. della XVI Panzer-Division gestirono uno dei quattro campi di lavoro creati sul territorio campano. In quello di Sparanise, detto Caijola (gabbia) per le sua invivibilità. Furono recluse negli anni 20000 persone. Militari inglesi, ebrei, omosessuali, rom, testimoni di geova, criminali comuni ecc. Tutti in attesa di essere impiegati come manodopera nei campi di concentramento in Germania e in altri territori. In larga parte al campo di concentramento di Dachau.
Gli ebrei della comunità di Napoli che furono deportati vennero catturati al di fuori dalla Campania. Molti si erano trasferiti altrove cercando di scampare ai terribili bombardamenti che devastarono la città. Infatti Napoli fu durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei, che causarono la morte di oltre 25.000 persone, in gran parte civili.
Alhaique Emilio, 19 anni – Bassano Carolina, 26 anni – Benedetti Jole, 60 anni – Bivash Davide, 54 anni – Bivash Rachele, 49 anni – Colombo Mario, 61 anni – D’Italia Adele Corinna, 59 anni – De Simone Sergio, 7 anni – Del Monte Luigi, 46 anni – Foà Paolo, 42 anni – Goldstein Margherita, 41 anni – Hasson Abramo,55 anni – Hasson Davide, 13 anni – Hasson Giacomo, 14 anni – Levi Giorgio, 17 anni – Levi Mario, 55 anni – Levi Renato, 46 anni – Milani Giorgina, 58 anni – Modigliani Milena, 29 anni – Malco Sergio, 33 anni – Naar Giacobbe, 25 anni – Pacifici Loris, 34 anni – Pacifici Luciana, 8 mesi – Piperno Adriana, 30 anni – Piperno Anna, 34 anni – Piperno Elena, 23 anni – Piperno Fernanda, 36 anni – Piperno Mario, 60 anni – Procaccia Aldo, 39 anni – Procaccia Amedeo, 59 anni – Procaccia Elda, 25 anni – Procaccia Paolo, 13 mesi – Ravenna Alba Sofia, 52 anni – Reutlinger Albertina, 72 anni.
In piazza Bovio a Napoli, nel 2020, sono state installate nove pietre di inciampo, all’altezza del civico 33, per ricordare le vittime napoletane dell’Olocausto: Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Aldo Procaccia, Milena Modigliani, Paolo Procaccia, Loris Pacifici, Elda Procaccia, Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco. Tutti membri della comunità ebraica di Napoli, costretti ad abbandonare le proprie case al momento della promulgazione delle leggi razziali per cercare rifugio altrove. Tutti arrestati e deportati, con un treno del gennaio 1944, ad Auschwitz, dove hanno trovato la morte.