Sulle fibrillazioni registrate negli ultimi mesi nei comuni dell’entroterra vesuviano, ci sarebbe la firma del clan riorganizzato di recente nelle case popolari di via Matilde Serao a Caravita, – frazione del comune di Cercola – da alcuni noti pregiudicati scarcerati di recente.
Un retroscena che emerge dal racconto di alcuni cittadini di Pollena Trocchia che riferiscono che negli ultimi tempi le richieste estorsive da parte di soggetti riconducibili al clan di Caravita si fanno sempre più frequenti, al pari dei raid registrati nella zona. Non solo “stese”, ma anche l’esplosione di ordigni ha concorso ad inasprire il clima tra le strade dei comuni del vesuviano. Minacce e richieste estorsive da parte della cosca rifondata la primavera scorsa da parte di due noti pregiudicati della zona, uno dei quali già finito nuovamente dietro le sbarre, si starebbero verificando anche negli altri comuni limitrofi. Impossibilitati a contrastare la forza egemone dei De Micco a Ponticelli e nei comuni del vesuviano da loro controllati, il clan rifondato nella zona delle cosiddette “palazzine di Caravita” starebbe puntando soprattutto alle attività commerciali radicate nelle “zone franche”, – come Pollena Trocchia, Sant’Anastasia e parte della zona di Cercola – quindi non vessate da altre organizzazioni o comunque radicate in territori dove non si rileva la presenza di clan talmente strutturati da poter rischiare di imbattersi in contrasti che potrebbero sfociare in una faida di camorra che allo stato attuale non sarebbe in grado di sostenere, data l’esiguo spessore camorristico di cui dispongono. Troppo ben organizzati ed equipaggiati i cosiddetti “Bodo” di Ponticelli per pensare di pestargli i piedi senza avere la peggio.
Uno scenario che troverebbe ulteriore riscontro nell’agguato dello scorso venerdì 17 novembre che ha portato al lieve ferimento di un 47enne, colpito a un braccio da un colpo d’arma da fuoco e trasportato all’ospedale Villa Betania di Napoli. Si tratta di Massimiliano Baldassarre detto ‘a serpe, stimato essere una delle figure apicali della cosca di Caravita. I sicari sono entrati in azione mentre si trovava in un autolavaggio di Pollena Trocchia ferendo al braccio destro in maniera non grave il 47enne, tornato in libertà dopo essere finito in manette nel 2017 per una tentata estorsione a un imprenditore di Sant’Anastasia, mentre era già sottoposto alla sorveglianza speciale. Baldassarre era uno dei perni portanti del clan che in quel momento storico mirava proprio a contrastare l’egemonia dei De Micco a Ponticelli. Un piano stroncato sul nascere dal blitz che fece scattare le manette non solo per ‘a serpe, ma anche per Francesco Sebeto, Fiorentino Eduardo Mammoliti e Antonio Sbrescia.
Scarcerato la scorsa primavera, insieme a Mammoliti, si è insediato a Caravita e fin da subito avrebbero cercato di riorganizzare gli affari illeciti nella zona, scontrandosi però contro le sentinelle dei De Micco radicate nella zona.
Lo scorso maggio, mentre gli agenti dei Commissariati Decumani e Ponticelli controllavano uno stabile di via Matilde Serao a Caravita, frazione del comune Cercola, Baldassarre e Mammoliti furono nuovamente arrestati con l’accusa di detenzione abusiva di armi e denunciati per ricettazione. I poliziotti videro Mammoliti disfarsi di una busta, lanciandola dalla finestra, all’interno della quale trovarono una pistola CZ calibro 9 con 9 cartucce non censita e una pistola Browning calibro 7,65 con 10 cartucce. Nell’abitazione, invece, era presente un monitor acceso che riproduceva le immagini registrate da quattro telecamere collegate ad un sistema DVR (impianto di videosorveglianza) che inquadrava sia il perimetro dello stabile che l’esterno dell’abitazione, nonché numerosi effetti personali dei due uomini. Baldassarre fu scarcerato pochi giorni dopo, in quanto fuggì dall’appartamento di Mammoliti quando vide arrivare gli agenti: una condotta giustificata dal fatto che temeva di finire nei guai se lo avessero fermato in compagnia di un pregiudicato. Tanto è bastato per consentirgli di tornare in libertà.
Commercianti e abitanti dei comuni del vesuviano finiti nel mirino dell’organizzazione temono un’escalation di violenza e di estorsioni in vista delle festività natalizie, ricorrenza a ridosso della quale i clan camorristici notoriamente mirano ad imporre una tangente a imprenditori ed esercenti, proprio come accade a Pasqua e ferragosto. Un appuntamento calendarizzato che quest’anno desta particolare allarmismo tra la gente comune, alla luce dei recenti accadimenti.