In un momento delicato come quello attuale, in cui inflazione e potere d’acquisto continuano ad essere un problema costante per i contribuenti, è necessario pensare a misure che possano costituire un reale supporto per i lavoratori – e più in generale per i cittadini.
Fermandoci alla categoria di lavoratori, uno degli strumenti da poter utilizzare sono i fringe benefit. Di cosa stiamo parlando? Vediamo nel dettaglio come funzionano.
Quando parliamo di fringe benefit non ci riferiamo a somme di denaro che vengono erogate in busta paga, tutt’altro. Si tratta di una serie di agevolazioni – come ad esempio buoni o sconti benzina, buoni pasto, sconti per quanto riguarda le ricariche telefoniche e così via – che possono essere sfruttate dal lavoratore e che in ogni caso diminuiscono il monte delle spese effettuate.
Al momento la normativa esclude dal beneficio dei fringe benefit tutti quei lavoratori che non hanno figli a carico.
Al contrario, coloro che hanno figli a carico possono usufruire di fringe benefit per un massimo di 3.000 euro – che non vengono considerati nel computo del reddito e quindi sono esenti da tasse.
Qualcosa, però, potrebbe cambiare.
Le regole – che prevedono fringe benefit del valore massimo di 258,23 euro all’anno per chi non ha figli a carico – potrebbero essere modificate a breve.
Il governo, infatti, sta cercando di introdurre una nuova soglia, spostando a 1000 euro il limite anche per chi non ha figli.
Questa nuova modalità potrebbe essere un aiuto importante anche per le spese legate a luce e gas, visti anche i recenti aumenti.
Va sottolineato, però, un aspetto importante: sarà ciascuna azienda a poter decidere in autonomia se e in quale misura erogare fringe benefit ai propri dipendenti, fermo restando le disposizioni normative del governo.