Nella notte tra venerdì 5 e sabato 6 maggio, due giovani di Ponticelli si sono recati in piazza Volturno a Napoli per compiere una “stesa”. I due sono imparentati con Vincenzo Costanzo, il 26enne ras del Parco Conocal ucciso la sera prima, proprio lì, in un agguato di camorra messo a segno durante i festeggiamenti per la vittoria del terzo scudetto del Napoli.
La scena è stata notata da un agente fuori servizio che ha segnalato alla centrale operativa diversi scooter dirigersi verso Piazza Garibaldi. Una pattuglia del Commissariato San Giovanni-Barra ha intercettato quattro persone su due scooter in via Alessandro Volta: alla vista della volante, hanno accelerato la marcia per eludere il controllo nonostante gli fosse stato intimato l’alt.
Ne è nato un inseguimento durante il quale uno dei due mezzi è riuscito a far perdere le sue tracce mentre il passeggero dell’altro scooter, all’altezza del cavalcavia di via Argine, ha estratto una pistola puntandola contro gli agenti fino a quando, giunti alla rotonda con via Mario Palermo su via Argine, gli operatori hanno fermato il motoveicolo in fuga. In quel momento, hanno bloccato e disarmato il passeggero di una pistola cal. 7,65 priva di cartucce, risultata rubata ad ottobre del 2022, mentre il conducente ha tentato di darsi alla fuga a piedi ma un agente, per farlo desistere dall’azione criminosa, ha esploso un colpo in aria bloccandolo.
Inoltre, è emerso che lo scooter su cui viaggiavano era stato rapinato la notte precedente in via Ausilio a Napoli. Ancora, i poliziotti hanno accertato che, poco prima, gli stessi avevano esploso in aria diversi colpi di arma da fuoco in piazza Volturno per poi allontanarsi velocemente.
I due dovranno rispondere di detenzione, porto illegale di arma, esplosione di colpi di arma da fuoco, resistenza a Pubblico Ufficiale e ricettazione.
A finire in manette Matteo Nocerino, stimato essere una figura di spicco della malavita ponticellese, malgrado i suoi 19 anni, e Gaetano Maranzino, 24 anni il prossimo 12 aprile. L’arresto di quest’ultimo ha destato stupore tra gli abitanti di Ponticelli alla luce della sua nota carriera calcistica. Maranzino, infatti, è un centrocampista che ha militato anche nelle giovanili dell’Inter e con una lunga gavetta in serie D. Da qualche mese era un tesserato del Portici ed era tornato a vivere nel Conocal, quel rione controllato dalla sua famiglia.
Gaetano Maranzino è il figlio di Italia Scarallo, sorella di Anna – moglie del boss Antonio D’Amico – e di Nunzia Scarallo, madre di Costanzo. I due cugini erano legatissimi, cresciuti come fratelli, anche grazie al fatto che Costanzo era più grande di Maranzino solo di un paio di anni. Dall’infanzia all’adolescenza, i due “fratelli-cugini” hanno condiviso tante esperienze, molte delle quali immortalate sui social. La morte violenta di Costanzo ha probabilmente spinto Maranzino a spalleggiare la paranza del Conocal presumibilmente per la prima volta, malgrado la sua appartenenza ad una famiglia saldamente radicata nel contesto malavitoso. Suo padre Marco Maranzino – separato dalla Scarallo da svariati anni – è un soggetto noto alle forze dell’ordine con un curriculum criminale fitto di precedenti: furti, rapine, spaccio di droga. Negli ultimi anni, però, forte del vincolo di parentela, seppure acquisito che lo legava ai ras emergenti del rione aveva alzato il tiro cimentandosi nelle estorsioni, forte anche del legame di amicizia stretto in carcere con un elemento di spicco del clan Minichini-De Luca Bossa.
“Tu sei mio fratello io e te siamo cresciuti insieme e mai ci divideremo”, scriveva Maranzino sui social a suo cugino Vincenzo Costanzo che con orgoglio pubblicava le foto che lo ritraevano con la maglia nerazzurra. E’ solo una delle tante frasi che all’indomani dell’omicidio di Costanzo e dell’arresto di Maranzino concorrono a far luce sul legame che intercorreva tra i due cugini che avevano scelto strade diverse, senza mai perdersi di vista.