Riflettori puntati sul rione di case popolari di via Matilde Serao a Caravita, frazione del comune di Cercola al confine con Ponticelli: è lì che di recente si registrano le schermaglie camorristiche più eclatanti, complice la scarcerazione di alcuni soggetti storicamente ostili ai De Micco.
Il clan egemone a Ponticelli, infatti, detiene il controllo dei traffici illeciti anche a Caravita, dove da una dozzina di giorni si registra la presenza di un nuovo clan, capeggiato dagli stessi soggetti che già nel 2017 lanciarono il guanto di sfida ai De Micco. A dare man forte al gruppo, nel quale spicca la presenza del nipote di Bruno Solla, ras dei De Luca Bossa ucciso in un agguato il mese scorso, una paranza di giovanissimi sfrontati e violenti. Non si tratta di “ragazzi qualunque”, ma del gruppo di giovani di Volla che costituiva lo zoccolo duro del clan che Alessio Bossis mirava a fondare. Una velleità stroncata lo scorso 24 ottobre, quando il 22enne fu ucciso in un agguato proprio a Volla, suo comune di residenza.
Sarebbero loro “il braccio armato” del clan nato di recente a Caravita, capeggiato da alcuni volti noti della malavita locale, scarcerati da pochi giorni dopo aver scontato una condanna per le estorsioni praticate ai danni di alcuni commercianti del vesuviano. Un gruppo di giovani intenzionato a vendicare la morte di Bossis, un amico nel quale vedevano un esempio da emulare, oltre che una guida da seguire con fedeltà e servilismo e che quindi ha una motivazione ben più forte per appoggiare la rappresaglia in atto contro i De Micco e avviata fin da subito dal gruppo di noti pregiudicati, tornati nelle palazzine di via Matilde Serao, attraverso una serie di pratiche finalizzate ad appropriarsi della zona a discapito dei cosiddetti “Bodo”.
La pretesa che i gestori delle piazze di droga versino al loro clan la tangente, al pari dei rapinatori e dei ladri di scooter e auto, delle imprese di pulizie e di tutti i soggetti dediti alle attività illecite ha subito concorso a generare un clima teso e caotico che ha portato tutti i soggetti tenuti a corrispondere alla camorra parte dei ricavi conseguiti attraverso business illegali ad incrociare le braccia, in attesa che si stabilisca con chiarezza quale delle due cosche detiene il controllo di quella fetta di territorio relativamente piccolo, ma nel quale si registra la presenza di diverse piazze di droga. Un risultato ottenuto soprattutto impedendo ai De Micco di accedere al rione, non esitando a sparare dal balcone contro gli affiliati al clan che si recano sul posto per riscuotere le tangenti.
Consapevoli del pericolo che corrono sfidando l’egemonia dei De Micco, i ras del clan che mira a conquistare la frazione di Caravita vivono barricati in casa, negandosi la gioia di beneficiare di quella libertà ritrovata di recente dopo aver trascorso diversi anni in carcere.