Una serie di eventi propizi stanno consentendo al clan De Micco di rinsaldare la leadership tra le strade di Ponticelli, favorendo anche l’espansione della cosca nei confinanti comuni del vesuviano.
Oltre ai blitz che hanno concorso notevolmente ad indebolire i rivali del clan Minichini-De Luca Bossa, mettendo fine alla faida di camorra che vedeva i De Micco contrapporsi proprio a questi ultimi per il controllo dei traffici illeciti, principalmente costituiti dalle centinaia di piazze di droga attive nel quartiere, anche una serie di scarcerazioni eccellenti hanno ringalluzzito i famigerati “Bodo”.
Sono tornati in libertà di recente alcuni fedelissimi, arrestati nel corso delle prime operazioni che tra il 2013 e il 2014 accertarono l’operatività di un clan nascente a Ponticelli, fondato e capeggiato da Marco De Micco, con l’intento di colmare il vuoto di potere scaturito in seguito alla dissoluzione del clan Sarno. Un’egemonia ricercata e rivendicata a suon di estorsioni violente ed altri efferati crimini che fecero scattare le manette per diversi sodali che costituivano lo zoccolo duro del nascente clan De Micco, per alcuni dei quali, di recente, si sono aperte le porte del carcere. I De Micco, dunque, non starebbero beneficiando solo del ritrovato supporto di Fabio Riccardi, stimato essere un elemento di spicco della cosca, scarcerato pochi giorni fa. Non sarebbe un semplice gregario, Riccardi viene indicato come un soggetto con le caratteristiche da leader e una mente da fine stratega con un modo di agire e pensare assai simile a quello di Luigi De Micco. Coerentemente con il profilo criminale che gli viene attribuito, Riccardi starebbe optando per un profilo basso, adottando una condotta analoga a quella dei “veri leader”, consapevole di avere puntati addosso i riflettori delle forze dell’ordine. In virtù dei notevoli agganci con le figure apicali di altri clan napoletani e delle mente tattica di cui dispone, la scarcerazione di Riccardi è destinata a conferire un’ulteriore spinta alla cosca, già forte della guida militare di Francesco De Martino e del prezioso supporto in chiave economica garantito dai canali per l’approvvigionamento della droga veicolati da Ciro Naturale.
Come anticipato, altri fedelissimi alla cosca dei Bodo, dopo aver scontato la condanna per intero, palesando così un atto di fedeltà ed affidabilità indiscutibile, sono tornati a Ponticelli di recente e starebbero affiancando le nuove leve nella gestione degli affari illeciti nei rioni controllati dai De Micco. Un atto voluto per riconoscere alla vecchia guardia il doveroso riconoscimento, guadagnato incassando le condanne senza battere ciglio, ma anche una strategia ben precisa, capace di ottemperare ad un’impellente esigenza e che non mira solo ad indottrinare le nuove leve, affiancandoli ai senatori del clan, in modo che possano beneficiare di una guida esperta ed oculata non solo per acquisire maggiore competenza in materia, contenendo così il margine di errori.
Consapevoli del fatto che gli investigatori beneficiano di strumenti e tecnologie che concorrono ad accelerare le indagini, unitamente alla massiccia presenza di collaboratori di giustizia che stanno contribuendo a far luce sui recenti fatti di camorra accaduti a Ponticelli, i De Micco-De Martino non vogliono correre il pericolo già vissuto in passato di farsi cogliere di sorpresa da un tutt’altro che improbabile blitz. Nel 2017, l’arresto delle 23 figure di spicco della cosca si rivelò fatale per i “Bodo” che furono costretti a cedere lo scettro dell’impero del male ai clan alleati di Napoli est.
Uno smacco che il boss Marco De Micco non ha mai digerito, tant’è vero che non appena è tornato in libertà a marzo del 2021, si è anche prodigato ad infliggere “punizioni” comminate sotto forma di salate tangenti agli interpreti del moto di ribellione contro il suo clan che andò in scena contestualmente al primo, vero momento di debolezza del clan da lui fondato. Non a caso, quando ha compreso che il suo arresto fosse ormai imminente, il boss ha impartito indicazioni e gerarchie ben precise al suo clan.
Anche in questo momento storico il clan De Micco-De Martino sta andando incontro ad un nuovo assetto organizzativo, forte del supporto dei primi, fedeli soldati tornati a piede libero e di un esercito di giovanissimi pronti a dare la vita per “i Bodo”. Proprio perchè talune giovani leve si sarebbero esposte in prima linea mettendo la firma su delitti ed altri crimini eccellenti, i vertici della cosca temono un altro imminente blitz che possa condurli in carcere, motivo per il quale starebbero già correndo ai ripari per non farsi trovare impreparati. Laddove dovessero effettivamente scattare le manette per i giovani affiliati, i gregari scarcerati di recente sarebbero ampiamente in grado di preservare il controllo delle zone in cui risultano già radicati.