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Ponticelli, ennesima scarcerazione eccellente: tornato in libertà Roberto Boccardi

Luciana Esposito di Luciana Esposito
9 Luglio, 2022
in Cronaca, In evidenza
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Ponticelli, ennesima scarcerazione eccellente: tornato in libertà Roberto Boccardi
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All’incirca una settimana dopo la scarcerazione di Christian Marfella, figura di primo ordine del clan De Luca Bossa, le porte del carcere si sono aperte per un altro elemento di spicco della camorra ponticellese: Roberto Boccardi.

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La ritrovata libertà di “recchiolone”, questo il soprannome di Boccardi, è stata ufficializzata da una foto pubblicata sui social e che lo ritrae seduto al tavolo di un ristorante, mentre mostra il dito medio.

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“Finalmente vita mia”, scrive la persona che ha pubblicato il post.

Arrestato ad ottobre del 2020, insieme alle altre figure di spicco del clan De Luca Bossa, accusate di aver minacciato una donna, intimandogli di versare nelle casse del clan 5mila euro per continuare a vivere nel suo alloggio popolare, Boccardi, insieme a Mario Sorrentino ed Umberto De Luca Bossa, lo scorso maggio ha beneficiato di una riduzione di pena da cinque anni a quattro anni e quattro mesi di reclusione. 

La scarcerazione di Boccardi ha colto tutti di sorpresa, ma non solo per questo.

Il ritorno a Ponticelli di “recchiolone” introduce uno scenario dagli esiti imprevedibili.

Malgrado la sua giovane età, Roberto Boccardi è considerato un elemento di spicco della camorra ponticellese.

Debutta sulla scena malavitosa in veste di recluta del clan De Micco, tant’è vero che è uscito fortuitamente indenne dalla faida con il clan D’Amico, nella quale ad avere la peggio fu il giovane Alessandro Malapena detto “Cipolla”. La comprovata partecipazione alle dinamiche camorristiche riconducibili proprio alla cosca dei “Bodo”, nel 2015 gli è costata una condanna a 5 anni di reclusione, ma soprattutto Boccardi viene tirato in ballo come la persona che ha ricoperto un ruolo cruciale nella decisione di Domenico Esposito di diventare collaboratore di giustizia: Esposito lo menziona come la persona che gli avrebbe rivelato la ferma intenzione di ucciderlo da parte del boss Marco De Micco. Tant’è vero che Esposito, mentre era già sotto protezione, in un comune in provincia di Milano, cittadina nella quale il boss della cosca dei tatuati stava scontando gli arresti ai domiciliari, all’insaputa degli inquirenti, scrive una lettera a Marco De Micco nella quale invoca il suo perdono, scongiurandolo di rivalutare quella condanna a morte.

Contestualmente al termine del primo mandato dei De Micco, nel periodo compreso tra gli ultimi giorni del 2017 e i primi mesi del 2018, in seguito agli arresti delle figure-simbolo del clan, moltissimi giovani cresciuti sotto le direttive di questi ultimi, non appena ebbero il sentore che il vento stesse soffiando a favore della consacrazione dei clan alleati, – il cartello camorristico costituito dai De Luca Bossa-Minichini-Schisa, forti del supporto degli Aprea di Barra e dei Rinaldi di San Giovanni a Teduccio – non esitarono a “passare dall’altra parte”, rinnegando il clan d’origine per schierarsi con la nuova forza dominante e destinata a conquistare il controllo del territorio. Tra i giovani protagonisti del clamoroso cambio di casacca, figura anche Boccardi.

Non è difficile intuire perché il cambio di casacca di Boccardi che ha rinnegato i De Micco per passare al soldo del clan del Lotto O, sia stata una delle circostanze più chiacchierate dell’era camorristica segnata proprio dal declino dei “Bodo”.

Boccardi tornò in libertà nella primavera del 2020, nel bel mezzo del lockdown. Una scarcerazione festeggiata in pompa magna contornato da una sfilza di esibizioni di cantanti neomelodici e una lunga e sfarzosa batteria di fuochi d’artificio. Un party organizzato e fortemente voluto dal clan De Luca Bossa per rilanciare le proprie quotazioni in ambito malavitoso, ulteriormente rafforzati dal prezioso supporto di quel validissimo affiliato tornato a piede libero e che ben presto ha messo la firma su alcune azioni eclatanti che hanno acceso i riflettori degli inquirenti su di lui e sulle dinamiche criminali che hanno contraddistinto l’operato della cosca del Lotto O, fino a determinare gli arresti che avvennero proprio nell’ottobre dello stesso anno. 

Roberto Boccardi, per il clan De Luca Bossa, è la persona giusta, scarcerata al momento giusto: cinico, temibile e spietato, “Recchiolone” gode della fama del camorrista dal sangue freddo e che sa sparare. Come tutte le giovani leve cresciute al soldo dei De Micco, Boccardi rientra in quell’esercito forgiato a immagine e somiglianza del verbo della camorra dal clan dei “Bodo”, veri e propri militari dalla mano ferma e dalla mira infallibile. Caratteristiche che fanno di lui un preziosissimo ed indispensabile valore aggiunto al soldo del clan capeggiato da Umberto De Luca Bossa che, di contro, fatica a scrollarsi di dosso la fama del “boss che non sa sparare” di cui gode negli ambienti malavitosi, proprio per la sua nota e scarsa dimestichezza con le armi.

Boccardi, però, finì anche al centro di un triangolo amoroso inaspettato. Legatosi sentimentalmente a Martina Minichini, cugina di Umberto De Luca Bossa e sorellastra del killer per antonomasia dei clan alleati, Michele Minichini, grazie a quell’unione, “recchiolone” si sentiva parte integrante di quella famiglia/clan. Durante la sua detenzione, lady Minichini avviò una relazione con un altro elemento di spicco della malavita locale, il giovane erede del clan D’Amico del Rione Conocal, intenzionato a riportare alla ribalta “i fraulella” – questo il soprannome del clan D’Amico – sprezzante delle direttive impartite dal neo-boss di Ponticelli, Umberto De Luca Bossa, che a capo di quel rione collocò il ras Gennaro Aprea.

La scarcerazione di Boccardi innescò così un triangolo amoroso che diede il via ad una stagione di “stese” e raid intimidatori in cui il movente passionale fungeva da pretesto per rivendicare le velleità camorristiche di entrambi i contendenti e viceversa.

Per la serie “tra i due litiganti il terzo gode”, Martina Minichini ha poi avviato una relazione con Luigi Austero, altro elemento di spicco del clan De Luca Bossa. 

In virtù del declino definitivo di quella storia d’amore e dello scenario camorristico che attualmente vede i De Micco di nuovo alla ribalta, resta da capire con quale fazione deciderà di schierarsi “recchiolone”.

Resterà con i De Luca Bossa, mostrando la maturità necessaria per accantonare le vicende personali o cercherà di riconquistare la fiducia del clan De Micco, forte dei rancori maturati in un passato recente e soprattutto in virtù del mutato equilibrio criminale?

Lo scopriremo nelle prossime puntate…

 

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