A pochi mesi di distanza dall’accorata omelia dedicata ai giovani, durante la celebrazione della messa indetta in occasione del compleanno di Carmine D’Onofrio, l’ultima giovane vita stroncata all’età di 23 anni dalle logiche della camorra a Ponticelli, Don Antonio Coluccia è tornato a Napoli per presenziare alla manifestazione organizzata a Pianura, alla luce dei recenti fatti di cronaca.
Il prete salentino che vive sotto scorta da diversi anni, impegnato quotidianamente nella lotta contro la criminalità, si è guadagnato sul campo il titolo di “prete anti-spaccio”, a suon di incursioni nei rioni capitolini dove il business della droga dilaga, tenendo in ostaggio tantissime giovani vite. L’intento di Don Antonio è proprio quello di sottrarre il maggior numero di giovani dalle grinfie della criminalità.
Prete vocazionista e pertanto legato al quartiere Pianura da un vincolo speciale, come lui stesso ha spiegato nel corso dell’accorato discorso rivolto ai partecipanti alla manifestazione svoltasi lo scorso venerdì 8 luglio. “Questa terra mi appartiene, il mio fondatore, il 15 maggio è stato fatto Santo, – ha spiegato Don Antonio – gli ho chiesto che uno dei miracoli che San Giustino deve fare in questo territorio è liberarlo dalla camorra”.
Un discorso diretto, crudo, accorato, più volte interrotto da sinceri applausi di approvazione. Don Antonio ha scosso le coscienze esortando il popolo, i tanti civili che vivono in ostaggio delle logiche criminali a spezzare le catene della paura e trovare il coraggio necessario per denunciare. Il prete salentino ha poi ricordato che quella dell'”infame” non è un’etichetta da affrancare alle forze dell’ordine o a coloro che denunciano le malefatte dei camorristi, ma che proprio questi ultimi e tutti coloro che vivono nel rispetto del credo malavitoso meritano di vedersi apostrofati come tali, al pari degli omertosi che si macchiano di “un peccato sociale”. Dopo aver fatto leva sulla concreta e tangibile possibilità che vite innocenti possano finire imbrigliate nelle logiche criminali, impegnate nell’ennesima faida per il controllo del territorio, al pari dell’esortazione a ribellarsi alle angherie della camorra, Don Antonio ha spiegato che tante madri che vivono in quel territorio, consapevoli dell’opera quotidiana compiuta dal sacerdote, nella casa di accoglienza istituita alle porte di Roma, gli hanno affidato i loro figli, in balia della minaccia della droga, chiedendogli aiuto.
Non è la prima volta che Don Antonio Coluccia scende tra le strade del quartiere Pianura per diffondere il verbo della non violenza e scuotere le coscienze dei civili, affinchè si ribellino alla camorra. All’indomani di una “stesa” messa a segno a due passi dal suo vocazionario, come lo stesso sacerdote ha ricordato anche nel corso della manifestazione, armato di megafono, tenne un discorso analogo proprio lungo la stessa strada che poche ore prima fu teatro di quel raid.
Don Antonio Coluccia ha espresso la forte volontà di disseminare il suo verbo anche tra le strade di un altro quartiere napoletano in cui la camorra, di recente, è tornata ad impugnare le armi: Ponticelli. A distanza di due mesi dall’accorata omelia che rivolse ai giovani del quartiere presenti nella chiesa di San Rocco, il prete anti-spaccio annuncia l’intenzione di ritornare all’ombra del Vesuvio per scuotere le coscienze dei ponticellesi, con l’auspicio di fare breccia nel cuore dei tanti giovani soldati al soldo della camorra.