Da alcuni anni, grazie all’entrata in vigore della legge n. 242 del 2016 (entrata in vigore a gennaio dell’anno seguente), in Italia è possibile acquistare derivati legali della cannabis. Si tratta di prodotti comunemente definiti ‘light’, in quanto caratterizzati da una concentrazione di THC particolarmente bassa. Tra questi vi sono i semi di cannabis legale: in questo articolo vediamo quali sono le caratteristiche che li contraddistinguono e quale uso se ne può fare nel rispetto delle normative vigenti.
Semi di cannabis e THC
THC è l’acronimo con il quale si è soliti indicare il tetracannabinolo, una delle sostanze più presenti nella cannabis nonché il principio attivo responsabile degli effetti psicotropi di hashish e marijuana (i maggiori derivati della canapa). Inoltre, è il THC a provocare assuefazione e dipendenza, se presente in concentrazioni particolarmente elevate.
La legge sopra citata consente di coltivare liberamente la canapa sativa L. per ricavarne, tra gli altri, prodotti destinati all’uso alimentare. Questi, però, per poter essere immessi regolarmente in commercio, devono rispettare le prescrizioni del Ministero della Salute in relazione ai limiti massimi di THC ammessi negli alimenti.
L’allegato I al Decreto 04 novembre 2019 del Ministero della Salute individua quali sono gli alimenti derivati dalla canapa: semi (“inclusi quelli triturati, spezzettati, macinati diversi dalla farina”), farina ottenuta dai semi, olio ottenuto dai semi. La tabella pubblicata dal dicastero riporta i seguenti limiti di THC consentiti:
- semi e farina di canapa: 2 mg/kg;
- olio ottenuto da semi di canapa: 5 mg/kg;
- integratori contenenti alimenti derivati dalla canapa: 2 mg/kg.
Acquisto dei semi di cannabis
Dove acquistare i semi di canapa? Le opzioni sono diverse. Il prodotto può essere reperito presso negozi al dettaglio specializzati (erboristerie e simili), oppure si può propendere per un derivato dei semi, dal momento che sia la farina che l’olio (preferibilmente crudo) possono essere utilizzati come ingredienti in varie preparazioni. In alternativa, è possibile reperire i semi di cannabis anche online, attraverso e-commerce come prodotti-cannabis.it. In ogni caso, è consigliabile affidarsi solo ed esclusivamente a canali certificati, autorizzati e trasparenti, in maniera tale da essere certi delle caratteristiche e della qualità del prodotto e, in particolare, della concentrazione di THC presente nei semi. In tal modo, ci si può tutelare meglio da possibili problemi di qualsiasi natura.
Usi consentiti dei semi di canapa
I semi di cannabis possono essere utilizzati in diversi modi, a seconda della quantità di THC che contengono.
Quelli caratterizzate da un tasso di tetracannabinolo inferiore o pari ai limiti individuati dal Ministero della Salute, possono essere utilizzati come alimento. In altre parole, si possono consumare liberamente, sia in forma intera che triturati, così come sotto forma di farina. I semi di canapa decorticati, infatti, hanno svariate proprietà nutritive, in quanto sono ricchi di vitamina E e diversi componenti oligominerali quali magnesio, potassio, sodio, fosforo, ferro e zinco. Inoltre, contengono quantità significative di Omega 3 e Omega 6. In generale, è meglio consumarli a crudo per non disperdere le proprietà nutrizionali del prodotto.
La normativa vigente non vieta la vendita di semi di cannabis con THC superiore allo 0,2%. Di contro, non se può fare alcun uso pratico: non si possono mangiare, né trasformare e, ovviamente, non possono essere impiegati per mettere a dimora una piantagione, in quanto le piante avrebbero una concentrazione di principio attivo più alta del consentito. Di conseguenza, l’unico uso consentito – in questo caso – è quello collezionistico, in quanto non viola nessuna delle norme attualmente in vigore. È possibile quindi esporre e conservare i semi, come prodotto rappresentativo della cultura della canapa, diffusa ed apprezzata in tutto il mondo.