Il 15 marzo si celebra la giornata del “Fiocchetto Lilla”, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.
Una giornata che offre speranza a coloro che stanno ancora lottando e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei Disturbi del Comportamento Alimentare (D.C.A.): Anoressia, Bulimia, Binge Eating, Obesità, EDNOS, e tante e nuove forme ancora.
L’iniziativa parte da un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia a soli 17 anni per bulimia (in lista d’attesa per ricovero in una struttura dedicata) e ricorre il 15 marzo, proprio nel giorno della sua scomparsa.
I disturbi dell’alimentazione sono patologie psichiatriche complesse che determinano un importante disagio psicologico ed emotivo, danni alla salute e alla qualità di vita.
Colpiscono prevalentemente le donne anche se negli ultimi decenni si è registrato un aumento di casi tra gli uomini. Possono comparire a tutte le età e, nonostante il picco si individui tra i 15 e i 24 anni, negli ultimi tempi si è riscontrato un aumento di questi disturbi in età preadolescenziale, tra gli 8 ei 12 anni, con una prognosi peggiore. In Italia all’incirca tre milioni di persone soffrono di disturbi alimentari. Sono tra le dieci principali cause di disabilità nelle giovani donne.
Rappresentano la seconda causa di morte tra le adolescenti, dopo gli incidenti stradali e la prima causa di morte tra le malattie psichiatriche. Anoressia, bulimia e binge eating disorder sono quindi disturbi complessi, per l’enorme sofferenza che procurano a chi ne soffre e ai familiari, per la sospensione della vita che determinano per la negazione della malattia e rifiuto del trattamento anche in condizioni di grave rischio per la propria vita determinato da danno agli apparati quale quello cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale.
La guarigione dei disturbi alimentari è possibile anche se in letteratura le percentuali sono riportate in circa il 50% dei casi. L’altro 50% ha un decorso difficoltoso, caratterizzato da frequenti ricadute, cronicizzazione e un alto rischio di mortalità.
L’emergenza covid ha inciso anche su questo aspetto, portando ad un incremento del 30% dei casi di disturbi del comportamento alimentare.