Bilanci di fine anno per lo stato di Internet e del Piano Agenda Digitale in Italia: secondo l’aggiornamento del PoliMi, la situazione sta migliorando e il Paese accelerando, ma sono ancora tanti i ritardi da recuperare.
L’Italia ha cambiato passo, ma può e deve fare di più: è questa la sintesi che deriva dall’Osservatorio Agenda Digitale della School of Managament del Politecnico di Milano, che come di consueto fa il punto sullo stato dell’arte di Internet e tecnologia in Italia, aggiungendo nuovi criteri all’analisi effettuata da Bruxelles con il classico indice Desi (Digital Economy and Society Index).
Strada ancora lunga. Secondo il nuovo sistema di classificazione, ritenuto più aggiornato e attendibile, l’Italia è 25esima su 28 Paesi europei per sforzi fatti nell’attuazione della propria Agenda Digitale e 24esima per risultati raggiunti. Bassa classifica nonostante gli sforzi fatti negli ultimi tre anni, che però non sono stati sufficienti allo Stivale per riallinearsi al resto dell’Europa in larga parte dei 118 indicatori a livello internazionale presi come riferimento dal nuovo Digital Maturity Indexes.
I punti positivi. Prima di approfondire le principali criticità che ancora sconta il nostro Paese, soffermiamoci in via prioritaria sui punti positivi emersi dal rapporto, che individua in un elemento a favore la redazione del Piano Triennale che indirizza la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione e che, tra le altre cose, specifica in maniera chiara come riqualificare i 5,6 miliardi di euro disponibili in tecnologie digitali.
Migliora la connettività. Continua a procedere anche il Piano Banda Ultra Larga, grazie a cui la copertura a 30 Mbps è quasi raddoppiata rispetto al 2015. Gli obiettivi al 2020 appaiono ancora lontani, in realtà, ma c’è ottimismo sulla possibilità di accelerare ulteriormente e completare la connessione del territorio; merito, questo, anche degli investimenti degli operatori privati e della diffusione di tecnologie alternative di accesso alla Rete, come il collegamento wireless proposto da Eolo con i suoi pacchetti Internet senza limiti.
Le luci dell’Italia digitale. Pollice in alto anche per i progetti di infrastrutture chiave, che prendono sempre più forma: tra quelli citati nella ricerca ci sono i 1,7 milioni di identità SPID, 4 milioni di transazioni PagoPA e gli oltre 800 i comuni che hanno testato l’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR). Ultimo dato positivo, finalmente l’Italia inizia a usare gli oltre 11 miliardi di euro di risorse europee messe a disposizione da qui al 2020, mentre sul versante interno il Piano Industria 4.0 sostiene la digitalizzazione delle imprese.
Troppe le ombre. Se questi sono gli aspetti che fanno ben sperare, sono invece molto più numerose le ombre che l’Indice getta sulla digitalizzazione e (più in generale) sulla modernizzazione del Paese. Innanzitutto, l’Italia ha ancora performance insufficienti nelle infrastrutture per la digitalizzazione, con un punteggio di 0,47 contro una media europea di 0,54. Come si diceva, poi, nonostante i progressi resta basso il numero di abitazioni italiane che ha una connessione oltre i 30 Mbps (quart’ultimo dato in tutta Europa, con il 7 per cento), mentre solo due case su cento ha una connessione ad almeno 100 Mega.