Nunzia Ricigliano, estetista di 23 anni, Marco d’Avanzo, ha 27 anni e lavora come spedizioniere: domani, lunedì 12 giugno, convoleranno a nozze.
Seppure non si tratti di una coppia arcobaleno che sta per unirsi in matrimonio, l’imminente unione davanti a Dio di Nunzia e Marco ha destato scalpore per il singolare invito esteso dai due promessi sposi alla cerimonia in chiesa.
I due hanno invitato tutti gli immigrati dell’associazione antirazzista “3 Febbraio” con cui sono in contatto da tempo. Con i parenti e gli amici della coppia ci saranno senegalesi, ivoriani, nordafricani, bengalesi sia cristiani che musulmani.
“L’idea è venuta a mio padre, che lavora come ambulante nella zona di Piazza Garibaldi – ha raccontato al Corriere della Sera la futura sposa – Conosce tanti ragazzi, prevalentemente africani, che vendono lì la propria mercanzia. Sa bene quanto dura sia la loro vita e quanti sacrifici sopportino. Mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto che partecipassero alle nozze anche loro ed ho detto sì”.
Il padre di Nunzia, Antonio, è un attivista dell’associazione “3 Febbraio”, che da tempo in città sostiene i migranti, si sforza di garantire loro un sostegno e ad affrontare le difficoltà della burocrazia, soprattutto a quelli che non hanno i documenti in regola.
Nunzia definisce la presenza dei migranti in chiesa nel giorno del suo matrimonio: “il più bel regalo di matrimonio che mio marito ed io riceveremo”.
Il matrimonio verrà celebrato lunedì 12 giugno 2017 nella Chiesa del Santissimo crocifisso e Santa Rita a Napoli.
Una coppia che nel giorno in cui consacrerà la sua unione davanti a Dio, sceglie di lanciare un messaggio di integrazione solenne, seppure consapevole del fatto che così facendo non cambierà le sorti del mondo, ma in questo modo, questi due giovani, hanno lanciato un esempio e un messaggio concreto: la prima accoglienza nasce dal cuore, dall’umanità e dal sentirsi sempre insieme agli altri in qualunque momento della vita.
Dopo la cerimonia Nunzia e Marco andranno in viaggio di nozze proprio in Africa, perché vogliono “conoscere più da vicino la vita di un continente così bello e anche così maltrattato.”