Morire a 20 anni, perché bersaglio di una violenza inaudita. Massacrato con calci, pugni e colpito alla testa con un arnese di ferro, forse una chiave inglese o una spranga, da almeno venti persone.
Emanuele Morganti, 20 anni, è morto all’ospedale Umberto I di Roma per le gravi ferite riportate al cranio, oltre a vari traumi e fratture su diverse parti del corpo.
Tutto è accaduto nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 marzo, intorno alle due, al circolo ricreativo “Mirò Music Club” di Piazza Regina Margherita, ad Alatri. All’interno del locale è scoppiata una lite, poi diventata rissa e finita in una violentissima aggressione all’esterno, dove un branco di almeno venti persone ha picchiato a sangue il giovane di Alatri. Senza pietà e con una ferocia da brivido.
Al circolo musicale “Mirò Music Club”, che in ogni fine settimana organizza concerti e spettacoli musicali, era in corso una serata. All’interno il solito pienone di ragazzi e nessuno poteva immaginare quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Secondo una prima ricostruzione e le testimonianze raccolte subito dopo la tragedia, tutto è iniziato all’interno del locale. Emanuele stava ascoltando la musica appoggiato al balcone insieme alla sua fidanzata. All’improvviso si è avvicinato un giovane albanese, che qualcuno avrebbe descritto in evidente stato di ebbrezza. Il ragazzo avrebbe iniziato a infastidire la coppia, forse per apprezzamenti sulla ragazza. Di qui un primo scontro verbale con Emanuele. Un litigio che avrebbe allertato subito i buttafuori, anche loro di origine albanese, che sono intervenuti e con forza hanno trascinato fuori il ragazzo, che ha cercato di liberarsi, ma inutilmente.
Una volta fuori dal locale, Emanuele è diventato l’oggetto della rabbia e della ferocia del branco. Lui ha cercato di difendersi, ma erano in troppi a sferrare colpi. Calci, pugni e, infine, una spranga, o forse una chiave inglese, con la quale il giovane è stato colpito violentemente alla testa. Devono essergli sembrati momenti interminabili, durante i quali si è consumata una violenza inaudita, animalesca. Intorno la concitazione, le urla disperate degli amici e di altri giovani che erano nel locale. Emanuele è rimasto a terra tramortito in una pozza di sangue e con il cranio fracassato.
Nonostante il trambusto, con quella parte di piazza Regina Margherita che si è trasformata in un angolo di indicibile ferocia, qualcuno è riuscito a chiamare i soccorsi. Poco dopo sono giunti sul posto i carabinieri della compagnia e i sanitari dell’Ares 118. I militari hanno avviato le prime indagini, mentre i medici, constatata la gravità della situazione, hanno trasportato il giovane all’ospedale di Alatri, dove poco dopo è atterrata un’eliambulanza che lo ha trasferito d’urgenza all’Umberto I.
I sanitari della struttura romana erano stati messi in allerta per la gravità delle condizioni del ventenne. Emanuele è stato subito trasportato in Rianimazione: in seguito all’aggressione ha riportato un’emorragia cerebrale, fratture multiple al cranio e cervicali, oltre a traumi e fratture in varie parti del corpo. I medici, nonostante un quadro clinico difficilissimo, lo hanno sottoposto a una delicata operazione alla testa, durata diverse ore e terminata solo intorno alle 16 di sabato 25 marzo. Da allora è iniziata la sua lotta per rimanere aggrappato alla vita. Una lotta che poche ore fa, Emanuele ha perso.
Più di venti persone ascoltate. Tutte sotto torchio per ventiquattro ore. Davvero capillare la ricerca delle responsabilità per l’aggressione.
In queste ore si sta, infatti, cercando di ricostruire un episodio di violenza efferata nei confronti di un ragazzo. Ma i racconti sono diversi e le testimonianze contrapposte. Non è detto che tutti i responsabili dell’aggressione al momento siano stati individuati, visto che non si esclude che qualcuno possa essersi dato alla fuga prima dell’arrivo dei carabinieri.
L’episodio vede coinvolte persone del posto e giovani di nazionalità albanese, sui quali sin da subito, e in base alle prime indagini, si è concentrata l’azione degli inquirenti.
Quella che doveva essere una serata di festa ha, infatti, avuto un esito assurdo, che ha colpito anche l’intera comunità. La dinamica è anche difficile da raccontare per la sua ferocia.