È finito l’incubo di Adriana, la trans brasiliana di 34 anni detenuta da oltre un mese nel reparto uomini del Cie di Brindisi.
Adriana è tornata libera e con un permesso di soggiorno di sei mesi.
Finita nel Cie, nonostante vivesse da 17 anni a Napoli, perché aveva perso il lavoro regolare da cameriera e per questo le era scaduto il permesso di soggiorno. La sua situazione era stata denunciata dal Mit (Movimento identità transessuale) e da Sinistra italiana. Terrorizzata per essere finita nel reparto uomini del Cie, Adriana aveva iniziato lo sciopero della fame. Da tre giorni era stata messa in una cella di sicurezza: la misura era utilizzata per proteggerla da alcuni uomini trattenuti nella struttura che l’avevano minacciata di morte. Intanto il 10 aprile si riunirà la commissione che dovrà decidere se concederle l’asilo umanitario: Adriana, infatti, nel suo Paese rischia di essere uccisa, come succede a circa 200 trans sue connazionali ogni anno.
“Sono felice”, ha dichiarato all’agenzia Dire fra le lacrime. “Ora lotterò perchè questa cosa, che mi è costata tanta sofferenza, non capiti ad altre”. Adriana aspetta gli ultimi adempimenti burocratici per uscire e lasciarsi il Cie alle spalle. Le è stato concesso un permesso di soggiorno di sei mesi. “Finalmente posso tornare alla mia vita”, dice la 34enne che vuole raggiungere Napoli. La trans è seguita dall’avvocatessa Cathy Latorre ed è in attesa di essere ascoltata dalla commissione che analizzerà la sua richiesta di protezione umanitaria. Per Latorre, sulla decisione della sua liberazione ha influito anche “l’attenzione dell’opinione pubblica sollecitata dalle condizioni disumane della detenzione di Adriana”.