Un messaggio numerico e criptico su Facebook, poi di Luigi Celentano si sono perse tutte le tracce.
Il giovane ragazzo di Meta di Sorrento di appena 18 anni è scomparso da casa dal 12 febbraio, adesso gli inquirenti cercano di dare un senso a quella sequenza di 18 numeri pubblicata sul profilo social dal ragazzo prima di sparire e che potrebbe dare qualche indicazione utile a ricostruire il buco nero che ha risucchiato la sua vita dal giorno in cui non si hanno più sue notizie.
Del caso di Luigi Celentano si sta occupando dallo scorso 22 febbraio la trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto?”.
Il 18enne era scomparso – secondo il racconto della madre – in seguito a vari episodi di bullismo e a reiterate minacce, perfino di morte.
«Mio figlio è stato distrutto» aveva dichiarato Fulvia Ruggiero, madre di Luigi mentre raccontava le orribili vessazioni, di cui Luigi era stato vittima da parte del branco. Quel “branco di carogne” – come definiti da Federica Sciarelli – che non aveva esitato a rompergli ultimamente un braccio, perché il giovane aveva deciso di denunciare le sevizie subite.
Eppure, quel che restava oscuro all’interno del servizio del 22 febbraio era il vero movente delle aggressioni. Perché i bulli perseguitavano Luigi Celentano? Cosa istigava la loro violenza rozza e bestiale? Per quale motivo, Luigi, era diventato la loro vittima designata?
A questi interrogativi, dà una possibile risposta il servizio giornalistico andato in onda mercoledì 1 marzo, nel corso della suddetta trasmissione, che ha portato le telecamere di Rai3 a Meta di Sorrento, nel paese in cui vive Luigi con la sua famiglia, per provare a capire le ragioni di questa violenza assurda subita dal 18enne.
E qui la sorpresa. Ai microfoni dell’inviato qualche ragazzo ha detto che Luigi era chiamato “femminella”. Un napoletanismo che spesso viene utilizzato per designare, con evidente disprezzo, un ragazzo omosessuale. Ecco che allora la storia delle violenze subite da Luigi e la sua fuga inspiegabile hanno iniziato a definirsi, purtroppo, come l’ennesimo caso di omofobia che si registra nel nostro Paese.
A prescindere dall’orientamento sessuale di Luigi, è atto omofobico qualsiasi forma di violenza perpetrata ai danni di persone omosessuali o percepite come tali.