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11 marzo: si commemora la morte di Salvatore Pollara e Nicola D’Antrassi, vittime di mafia

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
11 Marzo, 2017
in Da Sud a Sud
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11 marzo: si commemora la morte di Salvatore Pollara e Nicola D’Antrassi, vittime di mafia
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nuova_immagine 11 marzo 1983: il costruttore edile Salvatore Pollara, di 46 anni, la cui impresa sta realizzando il restauro della monumentale Cattedrale di Palermo, viene assassinato in via Montuoro. L’imprenditore viaggiava a bordo di una Renault guidata da un amico che lo stava accompagnando a casa quando la vettura è stata bloccata da due killer che hanno fatto fuoco ripetutamente. Salvatore Pollara è morto sul colpo. Il conducente della vettura è rimasto ferito. Il fratello del costruttore, quattro anni fa era stato fatto sparire col sistema della «lupara bianca». Aveva collaborato con la giustizia per fare processare i responsabili dell’omicidio del fratello Giovanni, scomparso nel 1979.

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11 marzo 1989: Nicola D’Antrassi è figlio di un imprenditore, il padre era commerciante di prodotti ortofrutticoli,  nicola-dantrassidi uva in particolare, ed aveva realizzato un impianto a Lentini. Dopo la laurea, avvia l’attività imprenditoriale insieme al fratello costituendo la società Fratelli D’Antrassi S.r.l. Il primo stabilimento è impiantato ad Aprilia (Latina) e si occupa prevalentemente di commercio di uva. Successivamente i Fratelli D’Antrassi si spostano in Sicilia seguendo il padre a Lentini, nel siracusano. Dopo qualche anno si trasferiscono definitivamente a Scordia, dove avviano una florida attività di commercio agrumi al centro di una zona vocata per questa frutta. Contemporaneamente l’Azienda apre un piccolo magazzino-deposito stagionale nella zona di Mazzarrone per la commercializzazione dell’uva. Negli ultimi anni della sua attività, l’Azienda Fratelli D’Antrassi cambia la ragione sociale in ORFRUTTA Sull’azienda va incontro ad uno sviluppo solido e continuo fino a raggiungere i 200 dipendenti. Lo stabilimento è ubicato all’ingresso del paese di Scordia e utilizza macchinari all’avanguardia della meccanizzazione. La sua clientela è prevalentemente del nord Italia, in particolare della Lombardia e del Veneto. Altri clienti si trovavano in Toscana e nel Lazio mentre all’estero vendeva in Germania e in Svizzera.

L’imprenditore D’Antrassi assume ben presto un ruolo leader tra i commercianti di Scordia. Sia perché è l’unico commerciante laureato, ma soprattutto per il suo carattere fermo, corretto ed illuminato. Diventa noto tra la gente del paese per la sua scrupolosità nell’applicare i contratti salariali con gli operai fin dallo stesso giorno in cui questi si concludevano. Applica la stessa scrupolosità anche nel rendicontare le pesate ed i pagamenti ai produttori/proprietari da cui acquista la merce. Per gli stessi motivi, invece, è inviso ad alcuni altri commercianti di Scordia che, notoriamente, disapplicavano i contratti e frodavano i produttori. Nella sua gestione manageriale, D’Antrassi controllava l’azienda attraverso l’utilizzo dei budget di previsione e di verifica, con l’analisi degli scostamenti e il calcolo dell’incidenza dei costi (criterio di controllo assolutamente all’avanguardia per il periodo – anni 50/60 – e per la cultura locale). Era abbonato a diverse riviste e quotidiani tramite i quali si teneva costantemente aggiornato circa l’andamento dei mercati nazionali e internazionali oltre che in merito alla normativa che lo poteva riguardare. In tal senso era divenuto punto di riferimento di altri commercianti, imprenditori nonché amministratori locali e perfino funzionari dell’ICE in quanto era uno dei pochissimi che sapesse “leggere” le notizie che riguardavano la categoria. Nonostante pressanti inviti, l’Avv. D’Antrassi non si occupò mai attivamente di politica e non partecipò ad alcuna tornata elettorale. Essendo un uomo molto riservato e ritenendo già il commercio di per se stesso un’attività nobile e coinvolgente, non amava apparire pubblicamente. Il suo nome compare solo raramente tra i componenti della Commissione dei commercianti locali per trattare il salario con i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori. In quella veste, la sua tendenza al dialogo e la fermezza nel rispettare gli accordi raggiunti lo mettevano in cattiva luce con altri imprenditori che non avevano gli stessi intendimenti. A metà degli anni cinquanta L’Avvocato D’Antrassi sposa Licia Lorenzatti Taddei dalla quale ha cinque figli, tre maschi e due femmine. In un terreno adiacente lo stabilimento, in semicollina, D’Antrassi edifica la casa di abitazione dove si trasferisce con la famiglia. E’ ricordato dai familiari come uomo affettuoso, educatore attento, fermo ma non duro. Colto ed informato, le sue osservazioni erano sempre profonde e spesso lungimiranti. Nonostante il suo titolo di studio e la posizione economica, era molto vicino alla gente comune e in particolare ai suoi dipendenti che lo “adoravano” e tutt’ora lo rimpiangono.

Nel corso della sua attività imprenditoriale non gli mancarono minacce e tentativi di intimidazione, telefonate minatorie e richieste estorsive. Per ben tre volte, ignoti diedero fuoco alle cassette di plastica all’esterno del suo stabilimento.

L’ultimo di questi incendi fu devastante causando perfino il danneggiamento dei carrelli ferroviari su cui si caricavano i vagoni di frutta. Cercava di non esternare agli altri la sua preoccupazione che, da un po’ di tempo, diveniva sempre più palpabile da chi gli stava vicino. Durante gli ultimi giorni della sua vita lasciava trasparire una preoccupazione e un nervosismo apparentemente immotivati. Aveva, tra l’altro, accennato ai suoi familiari l’intenzione di comprare dei cani per metterli a guardia dell’abitazione, visto che si trovava in campagna in una zona isolata.

L’11 marzo del 1989, verso le 19, usciva dall’azienda, da solo, dopo aver ricevuto una telefonata da qualcuno che lo invitava a prendere un caffè al bar “La Bussola”, all’ingresso del Paese, a meno di un chilometro di distanza. Appena sceso dalla macchina, in prossimità del bar, di fronte ad un rifornimento di benzina di proprietà di un commerciante di Scordia, un uomo gli si avvicina alle spalle esplodendo un colpo di pistola che lo raggiunge alla testa.

Dopo tanti anni, non si sa ancora nulla sull’esito del processo relativo a quel delitto. D’Antrassi figura nel lunghissimo elenco delle vittime di mafia. Il comune di Scordia gli ha dedicato uno slargo proprio nel luogo dell’eccidio.

Tags: mafiaSalvatore Pollara e Nicola D'Antrassivittime di mafiavittime innocenti
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