Boom dei ricorsi in Italia contro il diniego allo status di rifugiato da parte delle Commissioni territoriali. In soli dieci mesi, da gennaio ad ottobre 2016, le impugnazioni presentate hanno dato luogo a quasi 38mila nuovi procedimenti davanti ai tribunali.
Questa situazione ha spinto il governo a intervenire con il decreto legge, finalizzato ad accelerare le procedure per l’asilo. I dati arrivano da un monitoraggio tra gli uffici giudiziari condotto dalla Settima Commissione del Csm, presieduta dal consigliere Claudio Galoppi. La pioggia di impugnazioni, 37.899, ha investito in particolare i distretti di Napoli (3.593), Milano (3.354), Palermo (2.906), Roma (2.837), Venezia (2.668), Firenze (2.102) e Catania (2.077).
Negli stessi dieci mesi sono state invece quasi 4mila (3.958 per l’esattezza) le decisioni dei giudici di primo grado appellate. Si tratta di un dato particolarmente significativo considerato che il decreto legge prevede la soppressione dell’appello. A fronte di quasi 40 mila procedimenti, i tribunali ne hanno definito, con sentenza, meno di 10mila: 9.521. La ragione di questi numeri molto bassi si spiega con il fatto che solo da poco i procedimenti sull’asilo vengono registrati con un codice specifico e quindi sarebbero rimasti fuori dalla ricognizione del Csm all’incirca altri 7mila procedimenti, che porterebbero la cifra totale di quelli smaltiti ad oltre 16mila.
I procedimenti pendenti davanti al giudice di primo grado sono ancora 40 mila. Il decreto legge, che presumibilmente verrà pubblicato il 18 febbraio sulla Gazzetta ufficiale, prevede l’istituzione di sezioni specializzate nella materia dell’asilo in 14 tribunali e dà priorità alla trattazione di questi procedimenti. Il tutto senza però prevedere un aumento degli organici. «Tutto questo rallenterà la trattazione delle cause in altri settori» ammette il consigliere Francesco Cananzi, che pure, come gli altri componenti della Settima Commissione, è favorevole alla specializzazione dei magistrati.