Se è vero che una delle tradizioni più solenni delle celebrazioni correlate al Natale passa per i sapori della tavola, è ancor più vero che la “tendenza all’abbuffata” non si limita al cenone della vigilia di Natale e al pranzo del 25 dicembre.
Anche il 26 dicembre, il giorno in cui si festeggia Santo Stefano, impone un rituale culinario ben preciso al quale attenersi, almeno all’ombra del Vesuvio.
Dall’antipasto al dolce, a dispetto della “dura prova” sostenuta dall’apparato digerente nei giorni precedenti, anche la tradizione del 26 dicembre propone pietanze succulente e ben definite.
Il primo piatto da servire a tavola, il giorno successivo al Natale, è un mito intramontabile: i manfredi con la ricotta che vantano un’origine leggendaria. Si narra, infatti, che furono ideati nel 1250 per onorare il Re di Sicilia, Manfredi di Svevia. All’epoca il sovrano era in lotta con il Papato per ottenere il dominio totale su tutta l’Italia Meridionale. Giunto nel Sannio, Manfredi fu accolto dalla popolazione locale con questa deliziosa prelibatezza preparata con il suo formaggio preferito: la ricotta. Solo in seguito ci fu l’aggiunta del pomodoro.
Come la tradizione culinaria napoletana impone, quando si condisce il primo piatto con la salsa di pomodoro cotta a ragù, il secondo che viene servito a tavola è la carne usata per insaporire la passata di pomodoro lasciata per ore a cuocere sul fuoco.
Uno dei contorni più proposti nel menù delle festività natalizie è proprio la scarola ‘mbuttunat ovvero: la scarola imbottita alla partenopea.
Oltre alla frutta di stagione e alla frutta secca, ad ultimare il pranzo sono i dolci tipici natalizi: struffoli, mustaccioli, cassata siciliana, rococò, pastiera, pandoro.
E anche oggi l’abbuffata è servita!