Controverso e sempre molto caldo il dibattito relativo all’utilità della presenza dei militari dell’esercito inviati a Napoli lo scorso febbraio dal ministro Alfano per piantonare i quartieri e i punti della città in cui dilaga e imperversa la criminalità.
Un’emergenza sempre viva, quella che rivendica un risolutivo intervento volto a rendere la città più sicura, dettata dall’incessante alternarsi di episodi legati alla criminalità organizzata, oltre che a quella ordinaria.
“Da quando c’è l’esercito non è cambiato niente”: questo il monito che da più parti si solleva. Innumerevoli, in effetti, le circostanze in cui i militari hanno dimostrato sul campo la sterile operosità della loro presenza.
Dalla “celeberrima” strage delle Fontanelle, avvenuta a pochi passi dal presidio dell’esercito nel rione Sanità, al raid incendiario, stimato essere una potenziale “trappola” per attentare alla vita di un uomo che stava cercando di imporre la sua egemonia criminale nel quartiere, messo a segno davanti al cancello d’ingresso del parco Merola di Ponticelli, situato a pochi metri dal presidio di militari che stanzia nell’area parcheggio dell’adiacente villa comunale intitolata ai fratelli De Filippo.
Senza tralasciare “la sfilata” di militari armati lungo piazza Garibaldi, tra venditori ambulanti abusivi, “tiratori di pacchi” e innumerevoli altri presidi d’illegalità.
Durante la giornata di mercoledì 19 ottobre nel Rione Sanità si è verificato un episodio emblematico.
Un gruppo di ragazzini “giocava” con gli “immancabili” botti versione “small”: un must che da tempo immemore, con il sopraggiungere dell’autunno, scandisce i pomeriggi dei ragazzini e tiene banco per tutto l’inverno.
“Le botticelle”: così le chiamano per sottolinearne la piccola consistenza. Ragazzini “armati” di piccoli botti e accendini, impazzano in ogni dove, dalle prime ore del pomeriggio fino al calar del sole.
Un gruppetto di ragazzini, nel rione Sanità, ha esagerato con gli schiamazzi e uno dei militari è intervenuto per redarguirli. Questo ha suscitato la reazione furiosa della madre di uno di loro che ha aggredito il militare.
Il giorno seguente, durante il tardo pomeriggio di giovedì 20 ottobre, nell’area parcheggio che delimita la villa comunale di Ponticelli, a pochi metri dalla postazione dell’esercito, la scena si ripete.
Era in corso un cambio di turno, quindi le camionette dell’esercito presenti in quel momento sul posto sono due: un gruppo di ragazzini spara piccoli botti lanciandoli contro i podisti che a quell’ora affollano la villa per concedersi una corsa o una passeggiata a passo sostenuto.
In molti si spazientiscono, sbuffano, richiamano i ragazzini e provano a far notare la scena ai militari, ma i ragazzini, sprezzanti del dissenso dei presenti, continuano a “giocare”.
I militari restano impassibili, si guardano bene dall’intervenire.
Moltissimi i passanti che al cospetto di quella scena imprecano contro i militari: “stanno qui solo per guardare i sederi delle ragazze che vengono a correre!” esclama un anziano podista, assiduo frequentatore della villa de Filippo che sottolinea perfino quanto l’ambiente in quel contesto sia peggiorato, in seguito all’avvento dei militari.
Questi ultimi si guardano bene dal rilasciare dichiarazioni o dal prendere una posizione in relazione a quell’atto vandalico che si consuma sotto i loro impassibili occhi, mentre i ragazzini, – in un italiano tutto da decifrare – spiegano che la presenza dell’esercito altro non fa che rendere ancora più divertente il loro gioco.
È triste, ma vero: sia gli adulti che i bambini stanno imparando a “prendersi gioco” dei militari.
Foto: Massimo Sturatti