Sono circa 50 i bambini morti per ipertermia (colpo di calore) lo scorso anno, ed anche questa estate si sono verificati casi analoghi, conseguenti a dimenticanza involontaria dei bambini in auto.
Il caso più recente è quello accaduto a Livorno pochi giorni fa, dove una bimba di soli 18 mesi ha perso la vita perché “dimenticata” all’interno dell’auto dalla madre per circa 4 ore. I genitori della piccola sono stati al suo capezzale in tutte le ore di agonia durante il ricovero in ospedale, e adesso non si danno pace. A cominciare dalla madre, che potrebbe essere iscritta dal pubblico ministero Massimo Mannucci nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.
La domanda che sorge spontanea in queste tragedie è una: è possibile per una madre dimenticare la propria figlia in auto? E’ certo che genitori, pur gravati di obblighi di lavoro, non possono ragionevolmente dimenticare in auto i figli in tenera età, e neppure lasciare quelli più grandicelli nell’auto parcheggiata al sole. E’ di comune ed elementare conoscenza che l’auto lasciata al sole si arroventa e nell’abitacolo, e la temperatura sale a livelli non sopportabili già dopo pochi minuti. Se si tratta di ore poi, la morte è scontata, per la disidratazione.
Secondo gli investigatori, che stanno indagando sul gravissimo episodio, la madre si è giustificata dicendo di avere avuto un improvviso “vuoto di memoria”, solo quando la donna è tornata a prendere l’auto intorno all’ora di pranzo, ha visto la figlia priva di coscienza e ha dato l’allarme.
Quella maledetta mattina doveva essere un giorno come tutti gli altri, e invece è diventato un incubo: la mamma come ogni mattina avrebbe dovuto accompagnare le figlie rispettivamente al campo solare e all’asilo nido, prima di recarsi al lavoro. E invece ha lasciato solo la più grande, di 6 anni, mentre la più piccola è rimasta in auto.
Adesso sta agli inquirenti indagare sul caso e verificare se la donna è stata colpita da quella che viene chiamata «amnesia dissociativa» e non sarebbe la prima negli ultimi anni. Ad ogni modo, pur comprendendo il dramma dei genitori, le esigenze dello stato di diritto impongono, a tutela del bimbo defunto e degli interessi sociali, una valutazione giuridica del comportamento di chi ha provocato tale evento, in questo caso la madre.