Sembra fotografata in quadricromia, Piazza Alimona: una distesa di colore verde acceso, un puntino grigio nel mezzo. Lì, in quella Piazza, il 20 luglio 2001 moriva, in circostanze ancora poco chiare, un ragazzo di 23 anni; a quindici anni di distanza ecco cosa resta di lui: un puntino grigio. Una lapide commemorativa fredda come il marmo da cui è ricavata. Carlo Giuliani, ragazzo. 20 luglio 2001. Così recita l’epigrafe. Non importa se quel ragazzo fosse impegnato nel sociale, svolgesse servizio civile per Amnesty International, avesse adottato un bambino a distanza tramite la Comunità di Sant’Egidio, svolgesse volontariato presso l’Associazione Nazionale per la lotta contro l’Aids; per lo Stato Assassino importa piuttosto che avesse un passato da tossicodipendente, che avesse subito una condanna per spaccio e che, quel maledetto 20 luglio 2001, fosse stato immortalato con un estintore tra le braccia pochi attimi prima dello sparo. L’alibi perfetto, considerato che puoi contare su una eco mediatica che agli occhi dell’italiano medio decide di proporre l’immagine di un sovversivo, di un disadattato, di uno sprovveduto no global che voleva sfruttare quegli attimi di tensione in Via Tolemaide per dare libero sfogo alla propria frustrazione nei confronti dello sbirro fascista e bastardo.
Gli stessi mezzi d’informazione che hanno individuato l’uomo nero in Mario Placanica. Eccolo, è lui il cattivo! Carabiniere “a orologeria”, 20 anni, è stato lui a far partire i due colpi di pistola dal Land Rover Defender, uno dei quali è poi risultato fatale per Carlo. L’Italia intera adesso può osservare il volto dell’assassino, i No Global sono sicuri che giustizia sarà fatta, lo sbirro infame la pagherà: quale capro espiatorio migliore di lui? Il clima di tensione che si respirava in quei giorni, l’abominevole dispiegamento di forze dell’ordine (già, perchè Medici Senza Frontiere e la Rete Lilliput sono chiaramente associazioni terroristiche!), il reclutamento di militari di leva ed ausiliari alle prime armi e senza esperienza, l’uso dei tonfa, la morte di Carlo, i fatti della scuola Diaz… πάντα ῥεῖ!
Ciò che invece resta è la convinzione che ancora una volta a farne le spese non è stato soltanto un ragazzo di 23 anni: il 20 luglio 2001 è morta la libertà! La libertà di opinare, di manifestare, di informare, di credere in un Paese migliore. La libertà di essere liberi, se mi è consentito il pleonasmo. E’ per questo motivo che accanto all’epigrafe Carlo Giuliani, ragazzo. 20 luglio 2001 andrebbe commemorata la fine di questo sacrosanto diritto. Libertà, utopia. 20 luglio 2001