Expo 2015, ad un anno dall’apertura ufficiale, avvenuta il 1 maggio dello scorso anno, è ancora sotto i riflettori.
Varianti ai padiglioni, subappalti su subappalti hanno fatto lievitare i costi dell’Esposizione Universale ospitata a Milano e che ha attirato, secondo i numeri ufficiali, circa 22 milioni di visitatori. L’incubo di infiltrazioni mafiose e del lato oscuro sull’assegnazione degli appalti milionari per le opere più grandi d’Europa è diventato realtà la mattina del 6 luglio, quando la Procura di Milano, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha arrestato 11 persone, tutte riconducibili a società impegnate, dal 2011 fino a chiusura dei cantieri, nella progettazione e costruzione di padiglioni, palazzi e altri spazi espositivi.
Le accuse vanno dall’associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra, in particolare la famiglia Pietrapersa di Enna, a riciclaggio e frode fiscale. Nel mirino della Dda il consorzio Dominus, che allestì per conto della controllata della Fiera, Nolostand, i padiglioni di palazzo congressi, auditorium, e le aree di Francia, Qatar, Guinea e lo stand Birra Poretti. Funzionava così: Fiera Milano delegava la realizzazione della opere necessarie a grandi manifestazione internazionali (come il Salone del mobile e la Borsa del Turismo) alla controllata Nolostand. E quest’ultima assegnava gran parte dei lavori alla società consortile “Dominus”, amministrata da “teste di legno”, ma di fatto riconducibile a Giuseppe Nastasi e Liborio Pace. Secondo l’ordinanza d’arresto, le indagini hanno dimostrato “una serie di elementi relativi all’infiltrazione mafiosa”.
La figura principale è quella di Giuseppe Nastasi, un imprenditore che si occupa di allestimenti fieristici e che, secondo le carte dell’inchiesta, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti”. Insomma, sembra il solito copione. In occasione della costruzione di grandi opere (si guardi al MOSE) o dell’organizzazione di grandi eventi come appunto Expo, le cosche mafiose si attivano per accaparrarsi gare d’appalto per milioni di euro. Il motivo è ben presto spiegato: le mafie, a differenza delle criminalità organizzate, hanno caratteristiche ben precise, tra cui la rispettabilità e la riconoscenza sociale. E’ un circolo vizioso, dove attraverso società mafiose si elargiscono posti di lavoro al Sud, spesso abbandonato dalla Stato. Con questo, la mafia si garantisce il rispetto della società dove ha le radici storiche e culturali e intanto si fonde agli apparati amministrativi, ai cosiddetti “colletti bianchi”.
Il modello Expo, preso a modello per altri grandi eventi come il Giubileo, inizia a mostrare le crepe dopo la conclusione. La “linea della palma”, per usare un’espressione cara a Leonardo Sciascia, è ormai radicalmente salita al Nord e si dimostra ancora più marcata e attenta in attesa del prossimo, milionario, appalto.