Una turista vittima di un tentativo di rapina appena tre minuti dopo aver messo piede a Napoli.
Viaggiava su una Porsche “scappottata” e aveva un orologio costoso al braccio che sporgeva dal finestrino, in bella mostra. Si è fermata a fare benzina lungo via Marina ed è stata prontamente adocchiata da due cacciatori di prede da assaltare. La donna ha reagito ed è riuscita a sventare la rapina. Tuttavia, scossa dall’accaduto, ha scritto una missiva indirizzata al sindaco di Napoli, il quale non ha tardato a diramare la sua replica.
Una vicenda che divide l’opinione pubblica, innescando un dibattito acceso trai napoletani che sviscerano diverse posizioni in merito al tema sicurezza in città.
In primis ci sono loro, i borseggiatori e i dispensatori di truffe che affollano proprio l’area che delimita il porto di Napoli, il molo Beverello, luogo d’attracco di aliscafi e traghetti diretti alle isole, ma, soprattutto, le navi da crociera. Il loro quartier generale è proprio lì, a due passi da palazzo San Giacomo, ogni giorno si recano lì alla ricerca del “pollo da spennare” giustificando le loro malefatte con l’opinabile alibi del “pure noi dobbiamo campare”.
“Pure i calciatori si sono abituati e hanno saputo farsene una ragione, c’è la crisi e non si guarda in faccia a nessuno: siamo disoccupati, dobbiamo dare da mangiare ai nostri figli. Perché il comune non ci trova un lavoro, invece di perdere tempo a “scrivere le lettere”?”
È un copione che non fa una piega né una grinza, quello che da tempo immemore, al cospetto di furti, rapine, scippi e malefatte di vario genere, viene prontamente esibito dai cultori dello stesso credo inscenato dai rapinatori di Lady Cnn.
“C’è da aspettarselo, se vieni a Napoli con la Porsche e tutta ingioiellata”: i fautori e sostenitori di questo credo, invece, hanno tacitamente accettato di sopprimere le più basilari forme di libertà per cedere il passo alla delinquenza. A Napoli, essere ricchi diventa una colpa. Il reato non è rubare, ma ostentare, sbattendo in faccia alla “povera gente” quello che di pregevole ed agiato contorna la vita di un armatore piuttosto che di un facoltoso esponente dell’alta borghesia.
I clan, però, possono farlo: i baby camorristi “devono” postare sui social foto che li ritraggono mentre impugnano pistole d’oro e sperperano migliaia di euro – di dubbia provenienza – tra costose bottiglie di champagne, abiti griffati, case sfarzose e suite di lusso. Nel loro caso, la ricchezza diventa sinonimo di rispetto e ammirazione, secondo un clamoroso rovesciamento del fronte per il quale la stima va attribuita ai soldi guadagnati nel segno della criminalità, disseminando sangue e polvere da sparo, senza sudore né pudore.
Le madri, invece, sono inviperite per l’eccessiva attenzione tributata alla vicenda, dimenticando che i loro figli adolescenti, si vedono privare, da quelle stesse mani criminali, della libertà di possedere un cellulare.
Quest’ultimo genere di rapine, infatti, è senza dubbio tra quelle che si verificano all’ordine del giorno, in tutte le zone della città. Senza tralasciare quanto accade in circumvesuviana per merito della gang di rom che irrompe quando il treno sosta a Gianturco: in un lampo strappano i cellulari dalle mani dei passeggeri intenti a chattare per darsi alla fuga poco prima che il treno riparta. Accade tutto in un lampo ed è impossibile acciuffarli: una stazione-fantasma, a ridosso della quale giace un imponente campo rom, il treno riparte, nessuno ha il tempo materiale per pensare di inseguirli o inscenare qualsiasi altra azione utile ad acciuffarli. Troppo facile delinquere in questo clima e “il modello Gianturco” si sta pericolosamente estendendo ad altre realtà.
Quest’ultima frangia di popolo, pertanto, rivendica maggiore attenzione anche per le privazioni inferte dalla criminalità alla gente comune per la quale è anche più difficile rimediare ai danni. “Una madre fa dei sacrifici per accontentare un figlio e comprargli il telefono. A parte la rabbia che una rapina simile ti genera proprio per questo motivo, è più difficile per una famiglia umile ricomprare un telefono nuovo a un figlio. Ci vorrebbe più sensibilità da parte delle istituzioni, anche verso i nostri figli. Non esistono rapine di serie a di serie b.”
C’è chi applaude e spalleggia la reazione del sindaco, in quanto capace di riconoscere nel turismo una delle principali risorse economiche della città e reputa che chi fa del male ai turisti, non vuole bene a Napoli, non vuole il bene di Napoli: “forse perché pensano che più restiamo nel degrado e meglio è per loro, così questa resta la città della camorra e della monnezza e possono fare quello che gli pare. O forse li sopravvalutiamo, questi sono avvoltoi, bestie senza logica né amore, vedono un orologio o una catenina e non capiscono niente, devono rubare, perché fregare una brava persona li fa sentire forti e spregiudicati, ma sanno esserlo solo contro chi non si sa difendere. Questa è gente senza coraggio, indegna di calpestare questa terra. Questa è gente senza amore che per 50 euro e una pippata di cocaina, ucciderebbe pure la madre.”
C’è tutto nello stato d’animo dei napoletani: un popolo notoriamente celebre per il fascino e i paradossi insiti nelle sue stesse contraddizioni.