La strage di Secondigliano: un’escalation di panico, paura e follia maturata nel cuore del pomeriggio del 15 maggio 2015 e costata la vita a quattro persone.
Brandelli di cervello spappolati per strada, sangue e spari, confusione ed agitazione: dal balcone della sua abitazione in va Miano, Giulio Murolo, “l’insospettabile” infermiere 49enne che prima di quel momento non aveva mai palesato segni di squilibrio, si tramuta in un cecchino impazzito che mira a bersagli umani.
Appassionato di caccia, Murolo possiede in casa un autentico arsenale: al culmine dell’ennesima lite domestica con il fratello, sorta a causa di una corda su cui stendere i panni finita oltre la proprietà di pertinenza di quest’ultimo, stanco ed esasperato da quei continui litigi che rendevano assai alacri i rapporti di vicinato, l’infermiere impugna un fucile e risolve una volta per tutte la faccenda uccidendo il fratello e la cognata per poi iniziare un ancor più folle tiro al bersaglio sparando ai passanti.
Quel pomeriggio, Murolo uccise 4 persone e ne ferì altre 6.
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Trasferito da un’ambulanza del 118 scortata dalla polizia penitenziaria presso l’ospedale Loreto Mare, le sue condizioni sono al vaglio del personale sanitario che sta procedendo ad una serie di accertamenti clinici.