Acciaroli è una tela bianca sulla quale un talentuoso pittore ha colorato il mare e “un uomo venuto dal mare” ha saputo smussare gli angoli più spigolosi degli scogli per rendere la bellezza di quei luoghi visibile e accessibile a tutti. E forse il suo sogno politico, nel rispetto delle leggi del mare e dell’uomo, ha sancito la sua condanna a morte.
“Se sei stato una vita per mare non puoi avere paura degli uomini”: diceva Angelo Vassallo.
“Il Sindaco Pescatore”, il film ispirato alla vita di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica barbaramente trucidato da 9 colpi d’arma da fuoco la sera del 5 settembre 2010, ha raccontato egregiamente il suo credo, la sua storia e il suo tuttora enigmatico epilogo.
Eletto per quattro volte sindaco dalla sua gente e tutte le volte che avrebbe avuto la forza di candidarsi, ancora, la sua gente gli avrebbe accordato immutata fiducia, se tra lui e il suo sogno politico non fosse franata la barbarie di quell’agguato sulla strada che lo conduceva a casa, a pochi metri dalla sua abitazione, dalla sua famiglia.
Angelo Vassallo adempiva alla sua mansione di sindaco esattamente come descritto nel film: passeggiando tra la gente, per le strade del paese, per accogliere richieste e ascoltare esigenze e problemi, discutendo anche animatamente, se necessario. Passeggiava tra le strade del centro storico e sognava ad occhi aperti, con lo sguardo proiettato al futuro, alla ricerca degli accorgimenti utili ad abbellire quella cornice già altamente suggestiva. Allora, bussava al portone di una paesana e le consigliava di adagiare un vaso di fiori sulla finestra.
Vassallo odiava passeggiare per strada e pestare i mozziconi di sigaretta, tant’è vero che in diversi punti del paese ha fatto incastonare ai muri delle piccole anfore piene di sabbia, adibite a posacenere. Il più delle volte, però, da quell’astuto invito alla civiltà, grondavano carte e lattine. E questo lo faceva inviperire ancora di più. “Non capiscono”, diceva. Già, fino alla fine Vassallo non è stato compreso ed è stato colpevolmente lasciato solo quell’estate, quella che oggi sappiamo essere l’ultima della sua vita di uomo, di sindaco e di pescatore. Nonostante le innumerevoli segnalazioni inviate alle forze dell’ordine. No, non era stato capito, non era stato ascoltato. Era stato sottovalutato. Tutto.
Le innovazioni radicate nei costumi della Acciaroli by night dagli imprenditori “forestieri” era di quanto più concettualmente lontano possa esistere dal suo credo, umano e politico.
Le escort seminude che ballavano sui tavoli e portavano i clienti sulle barche, attraccate proprio di fronte. La musica a palla, le vecchiette del paese sedute al balcone in camicia da notte, in attesa che gli schiamazzi terminassero per poter dormire. E poi c’era la fila per recarsi al bagno. Per accedervi era necessario percorrere una scala esterna, ben visibile dalla strada che esibiva una sorta di via crucis incessante di giovani, giovanissimi, perennemente gremita. Difficile ipotizzare che fossero tutti casi di incontinenza. Andavano in bagno a pippare la droga che in quel contesto circolava indisturbata.
Una nota stonatissima nel mosaico perfetto meticolosamente allestito da Vassallo e a lui non poteva andare giù. Quell’estate divenne un’autentica ossessione per il sindaco cercare di osteggiare quel minaccioso stato di cose che allontanava le famiglie da Acciaroli ed attirava giovani armati di “cattive” intenzioni.
E poi c’erano gli interessi imprenditoriali e politici legati all’edilizia e al progetto del porto nuovo. E non solo.
Di certo, quello che potrebbe essere il possibile movente alla base dell’omicidio, Vassallo lo ha portato con sé nella tomba.
“Ho visto qualcosa che non dovevo vedere”: continuava a ripetere negli ultimi tempi alla sua famiglia. Angelo sapeva, forse aveva capito di essersi cacciato in un grosso guaio, ma non ha osato rivelarlo a nessuno. Gli inquirenti frugano tra i suoi documenti, ma, fin qui, su quella notte che ha segnato per sempre la storia di Acciaroli, non è mai sorto il sole. Mai, prima di quel momento, la vergine e beata quiete di quei luoghi era stata violentata dalla ferocia degli spari.
E, tuttora, Acciaroli e la sua gente, seguitano a chiedersi: perché?
“Ad Angelo Vassallo non interessava il potere personale o politico, si batteva, invece, quotidianamente, per indicare la strada che ognuno di noi dovrebbe imboccare: quella del rispetto del prossimo, che non si concretizza solo nel rubare o nel non ammazzare, ma anche nella consapevolezza e nella dignità dell’agire per la propria terra e per chi, dopo di noi, la abiterà. Volevamo che Angelo Vassallo tornasse fra noi, così come era abituato a vivere, a muoversi nel suo Cilento. Volevamo ascoltare ancora le sue parole” scrive il regista Zaccaro a prefazione del libro di Areablu.
Quella sera del 5 settembre 2010, hanno ucciso l’uomo Angelo Vassallo, ma non i suoi ideali di “Sindaco Pescatore”.