Non è semplice valutare quali siano stati i veri motivi che hanno portato la Sanità in Campania all’attuale punto di inefficienza. Come dichiarato da Joseph Polimeni, nuovo commissario per la Sanità campana, dal 2007 ad oggi si sono persi 16.000 unità di persone in campo sanitario.
Il blocco delle assunzioni ha fatto sì che gli ospedali dovessero riorganizzare tempi e modi delle loro prestazioni. Se nel 2007 vi erano lunghe attese per un ricovero in Ospedale, con la riduzione del personale la durata delle attese si è raddoppiata. Viene da sé che chi ha urgenza di risolvere un problema sanitario è costretto a rivolgersi ad una struttura privata convenzionata. Attualmente i medici prestano la loro opera in più reparti, senza turni fissi. I pazienti sono visitati da medici diversi che, almeno nei primi giorni di ricovero, non conoscono la loro storia clinica e che non sempre condividono le terapie decise dal collega precedente. Gli infermieri sono organizzati in tre turni, ma sono pochi rispetto al numero dei ricoverati e questo porta a molte incomprensioni, anche perchè manca il personale ausiliario. Nei reparti dove vi sono persone allettate l’assistenza è spesso carente, perchè non è consentita la presenza di estranei in reparto se vi sono i medici. Riguardo poi i servizi di pulizia, lavanderia e mensa, essi sono dati in appalto a ditte esterne.
Vediamo come si svolge oggi una giornata media in un ospedale napoletano, con gli occhi di un paziente, ricoverato per accertamenti ed allettato. Ci si sveglia alle prime luci o quanto meno ai primi rumori causati dagli infermieri e dalle badanti che smontano i loro letti di fortuna oppure dal carrello delle pulizie che cerca di districarsi tra le barelle addossate in corridoio. Gli infermieri reduci dal turno di notte iniziano con le terapie del mattino, ma sono pochi rispetto alle esigenze. Cominciano a squillare i campanelli dei malati, per le flebo che non funzionano a dovere o per braccia che si gonfiano. Intanto l’addetto alle pulizie scalpita perché deve lavorare il doppio, altrimenti la ditta lo licenzia. Quando riesce a entrare in una stanza, spazza al volo e con la mappa sparge un liquido profumato sul pavimento. Nessuno può entrare ed uscire se il pavimento non si asciuga.
Intanto c’è stato il cambio di turno e gli infermieri di mattina borbottano contro quelli della notte che hanno lasciato il lavoro a metà. E tu che sei nel letto, con un cateterino nel braccio andato fuori vena, riesci anche a sentirti in colpa. Sul comodino intanto qualcuno ti ha lasciato la colazione, un bicchiere sigillato, due fette biscottate e una marmellatina. Un infermiere ti stacca il cateterino e ti promette che più tardi ti cercherà una vena migliore. C’è aria di disfattismo ovunque se non di panico. Il cambio della biancheria è aleatorio perchè non sempre quella pulita basta per tutti. Avere una federa per il cuscino è un miracolo, ma mancano anche i cuscini e le coperte. Le lenzuola strappate sono frequenti, le traverse un optional. Spesso mancano medicine, garze, ovatta, pali per le flebo e pannoloni per gli incontinenti. La mensa propina pasta scotta, impanati anonimi e contorni congelati, senza condimenti. La sera pastina da neonati, in brodo insapore e spesso formaggio spalmabile. La frutta è scadente. Non tutti gli ospedali danno l’acqua. La maggior parte di questo cibo viene buttato nella spazzatura.
Per questi tre servizi, secondo i dati reperibili in internet, un paziente costa alla Regione dai 600 agli 800 euro al giorno………quanto lo stipendio mensile di chi lavora in queste ditte che hanno vinto l’appalto.
Ogni paziente che aspetta una settimana solo per fare un esame costa da 4.200 a 5.600 euro. Invece di fare in modo che gli esami si effettuino in 48 ore, vengono eliminati.
“A febbraio del 2014 io fui ricoverata al Cardarelli per una crisi respiratoria, – racconta una donna – risolta la quale rimasi ricoverata ancora per sottopormi ad una R.M. dell’encefalo. La richiesta fu fatta il 26 febbraio e la R.M. eseguita il 15 di marzo (17 giorni di attesa). Il 17 marzo fu richiesta una seconda R.M. per la colonna vertebrale che mi fu fatta il 27 marzo (10 giorni di attesa). Il 28 marzo fu richiesta la consulenza di un neurochirurgo che venne a visitarmi il 7 di aprile, dopo 5 fax di sollecito e l’intervento del primario (10 giorni di attesa). La giustificazione che mi fu data fu che per portarmi al padiglione dove si facevano le R.M. dovevano usare un’ambulanza e mancavano gli autisti.
Ricapitolando sono rimasta in ospedale, senza necessità di terapia infermieristica, per 40 giorni, costando alla Sanità dai 24.000 ai 32.000 euro. A QUANTO AMMONTA LO STIPENDIO ANNUO DI UN AUTISTA DI AMBULANZA?”