L’epilogo della storia d’amore tra Fabio Quagliarella, napoletano purosangue originario di Castellammare di Stabia, la maglia azzurra e – di riflesso – i tifosi partenopei visceralmente innamorati di quest’ultima, era destinata ad essere tramandata ai posteri vedendosi appioppare la frettolosa dicitura “Nemo propheta in patria”.
Invece, nelle ultime ore, intorno alle dinamiche che portarono alla cessione del calciatore, tanto chiacchierata e contestata dai tifosi che lo accusarono di essere un “traditore” e un “mercenario” per aver voltato le spalle all’amore e agli ideali insiti nella maglia azzurra per approdare alla corte dell’acerrima nemica di sempre, la Juventus, si sta delineando uno scenario tanto inaspettato quanto inquietante.
L’annunciato viaggio a Napoli aveva costretto l’ufficio stampa del Torino a precisare che “Quagliarella sta usufruendo di un permesso speciale per testimoniare come parte lesa ad un processo” poi, nel corso delle ore successive, una volta resa nota la testimonianza resa dal calciatore, ha avuto luogo un autentica bufera, mediatica e non solo.
Invero, Fabio è giunto ieri mattina al tribunale di Torre Annunziata, accompagnato dal padre Vittorio e dal suo avvocato, Bartolini. Lui, insieme ad una decina di vip e professionisti di Castellammare di Stabia, ha denunciato Raffaele Piccolo, agente della postale, ribattezzato il “poliziotto stalker”, ovvero un agente di polizia sul cui capo pende l’accusa di stalking ai danni di personaggi noti della provincia di Napoli.
La testimonianza-shock di Quagliarella, infatti, ha assunto immediatamente gli imprevedibili tratti dei fulmine a ciel sereno, concorrendo a delineare uno scenario inverosimile.
«Quelle lettere in cui era scritto che ero un camorrista e un pedofilo arrivarono anche a Castel Volturno. Da quel momento il presidente Aurelio De Laurentiis prima smise di telefonarmi, poi mi chiese di andare a vivere nel centro sportivo, infine mi ha venduto alla Juventus. Sono sempre più convinto che fosse questo il motivo, anche perché non ho mai chiesto di essere ceduto».
Con queste parole Fabio Quagliarella – testimone e parte lesa nel processo per stalking, presso il tribunale di Torre Annunziata – ha spiegato al giudice Ernesto Anastasio la cessione dal Napoli ai bianconeri, durante l’udienza del processo a carico del cosiddetto «poliziotto stalker» Raffaele Piccolo. Lui, secondo il pm Barbara Aprea della Procura di Torre Annunziata, sarebbe l’autore delle lettere diffamatorie e minacciose giunte alla sede del Napoli, ma prima ancora all’Udinese e poi alla Juventus. «Quelle lettere in cui era scritto che ero un camorrista e un pedofilo arrivarono anche a Castel Volturno. Da quel momento il presidente Aurelio De Laurentiis prima smise di telefonarmi, poi mi chiese di andare a vivere nel centro sportivo, infine mi ha venduto alla Juventus. Sono sempre più convinto che fosse questo il motivo, anche perché non ho mai chiesto di essere ceduto». «Non capivo perché dovessi vivere a Castel Volturno – ha affermato Quagliarella – se poi a Castellammare di Stabia vivevano due compagni di squadra dell’epoca, Gennaro Iezzo e Luigi Vitale. Ho capito solo dopo che quelle lettere erano state inviate anche alla società».
Una situazione che ha freddato i rapporti tra le parti, fino ad indurre il patron azzurro a cedere il calciatore.