Una mamma che costringe la figlia 16enne a prostituirsi, un processo difficile, perché impossibile da concepire è la realtà che racconta, con contenuti e situazioni che farebbero esplodere qualsiasi famiglia normale.
I fatti risalgono al periodo tra giugno 2012 e ottobre 2013, avvenuti a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia. Solo 2 giorni fa in aula sono sfilati i clienti della ragazzina, sentiti come testimoni. Nei loro confronti erano stati aperti procedimenti che sono poi stati archiviati in quanto non è stato possibile dimostrare che sapessero con certezza l’età della minorenne.
Poi nel pomeriggio è stata sentita la ragazza, ad oggi maggiorenne, che si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Scarpati, in seguito alla denuncia nei confronti della madre. Il legale ha chiesto che l’audizione della vittima venisse fatta in forma protetta. E il paravento proposto dal collegio giudicante – presieduto da Francesco Maria Caruso e Cristina Beretti – è stato ritenuto insufficiente.
La giovane costretta a prostituirsi adesso vive in una località segreta, seguita dai servizi sociali. È stata sentita al tribunale di Reggio Emilia, dove per due ore, tra le lacrime e dolore, ricordando quegli eventi, ha raccontato cosa è stata costretta a subire dalla madre 49enne.
Secondo quanto riportato dalla ragazza in questione, era la madre a procurarle i clienti, indicandole chi non gradiva i rapporti protetti e rassicurando la figlia che poteva fidarsi perché lei li conosceva bene. L’incasso, una volta percepito, finiva successivamente nelle mani della donna.
Il difensore della madre ha invece avuto molto da ridire sulle considerazioni fatte dall’avvocato di parte civile Marco Scarpati relativamente all’interrogatorio protetto dell’ex baby squillo: «La difesa – scrive l’avvocato Andrea Davoli – apprende con sorpresa dalla parte civile di aver assistito a un’altra audizione protetta della baby squillo. Durante l’ audizione, l’unico soggetto che ha versato “fiumi di lacrime” dall’inizio alla fine è stata la madre; la figlia si è fermata un attimo, forse nemmeno commossa, prima di iniziare la narrazione del fatto, per poi proseguire con parole identiche a quelle presenti nel memoriale da lei rilasciato alla polizia giudiziaria, senza interrompersi nemmeno davanti alle varie richieste di precisazioni del Collegio, aggiungendo anzi particolari inverosimili senza particolari imbarazzi. L’udienza ha accertato l’attività della ragazza. Il resto è materia processuale e tale dovrebbe rimanere».
Ad ogni modo, nonostante la madre , indagata per sfruttamento della prostituzione minorile, nega il suo coinvolgimento e racconta di avere un bel rapporto con la figlia, molti sono i clienti individuati nell’inchiesta. Tra questi un noto commerciante 62enne che ad aprile ha patteggiato, dicendosi “pentito per ciò che ha fatto”.