Un insospettabile caporale dell’Esercito, fresco vincitore del concorso per transitare nella Guardia di Finanza, 26 anni, originario di Somma Vesuviana, cittadina alle pendici del Monte Somma nella quale è tornato da qualche giorno dopo che la Procura della Repubblica di Pordenone ha posto sotto sequestro l’appartamento dove viveva e che, fino a maggio dello scorso anno, aveva condiviso con Trifone Ragone e altri due commilitoni del 132/o Reggimento Carri di Cordenons.
Si riassume così l’identità di Giosuè Ruotolo: l’unico indagato per il duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone. I vicini di casa lo descrivono come mite e taciturno, una figura passata assolutamente inosservata nel condominio almeno fino a quando lo stabile è stato preso d’assalto dalle televisioni.
Ruotolo è stato iscritto nel registro degli indagati proprio per poter nominare un perito durante alcuni accertamenti irripetibili sul caricatore della pistola Beretta 7.65 rinvenuta nei giorni scorsi. Se ci fossero riscontri come tracce di Dna o impronte, sarebbe la prova che al momento manca agli investigatori: l’accusa si basa infatti su alcuni riscontri circa la presenza dell’auto dell’indagato in zona ed anche da tracce lasciate dal telefonino.
Stessa caserma, stesso appartamento, stesso futuro nella Guardia di Finanza dopo aver vinto il concorso. Il percorso di vita dei caporali maggiori Trifone Ragone, 28 anni, e Giosuè Ruotolo, 26, è identico. Entrambi in ferma breve volontaria, si sono incontrati due anni fa nella caserma di Cordenons, dove ha sede il 132° Reggimento carri e dove Ragone è approdato dopo essere stato negli alpini, nel centro di addestramento di Aosta. Insieme ad altri due commilitoni hanno preso in affitto un appartamento in via Colombo, un condominio in fondo alla strada, a pochi passi dalla Prefettura, che adesso è sotto sequestro.
Pertanto, il caporale del 132° Reggimento carri di Cordenons è attualmente indagato a piede libero per duplice omicidio volontario e porto abusivo di armi.
Tanti gli indizi a carico del giovane partenopeo e che hanno portato le indagini a concentrarsi su di lui, anche se ma al momento manca la prova schiacciante, quella che avrebbe permesso agli inquirenti di chiedere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e fugare ogni dubbio.