Un tatuaggio temporaneo per indicare numero del treno, vagone e provenienza. Ecco il metodo utilizzato dalla polizia in Repubblica Ceca per “marchiare” ogni profugo e riuscire ad organizzare le procedure successive.
Non basta, infatti, l’aiuto dei pochi interpreti per stilare un rapporto dettagliato riguardo ogni profugo, di conseguenza le forze dell’ordine sono dovute ricorrere a tale metodo, già condannato da numerosi membri dell’Unione Europea: il marchio di Breclav.
Breclav è la cittadina Ceca, al confine con l’Austria, dove la polizia, in seguito ad un’operazione segreta, è riuscita a trovare, in numerosi vagoni ferroviari, famiglie e famiglie, siriane ed afghane, in fuga verso la Germania attraverso la Repubblica Ceca prima e l’Austria poi.
Ogni marchio, depositato mediante pennarello blu sulla pelle delle persone, viene, poi, trascritto anche sul biglietto ferroviario, così da creare una sorta di documento di viaggio provvisorio, soprattutto in quanto i profughi sono sprovvisti di documenti d’identità.
Forti le contestazioni da parte di organizzazioni e comunità vicine alla causa.
Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha dichiarato: “Di fronte al marchio impresso in territorio europeo a decine di profughi che cerano di mettersi in salvo dalla realtà in fiamme dei loro luoghi d’origine non basta lo sdegno, serve una reazione forte e unitaria.”
In merito a tali accuse, però, Sobotka ha ribattuto che la Repubblica Ceca “procede rigorosamente in conformità con i trattati internazionali” ed, inoltre, che “la nostra legge dice che a nessuno è permesso di entrare nel territorio senza un documento valido”.