“Mi chiamo
Mohamed e vivo in
Italia insieme ai miei genitori ormai
da più di sedici anni. Dopo tutto questo tempo, sono ancora cittadino
extracomunitario. Sono uno studente, ma ho già fatto qualche esperienza lavorativa; i miei genitori lavorano e regolarmente pagano le tasse; insomma, in famiglia non siamo mai stati con le mani in mano e abbiamo fatto sempre tutto
secondo le leggi italiane.
Da due anni ho fatto la domanda per ottenere la cittadinanza italiana, ma ancora aspetto che la mia pratica sia completata. Mi dicono che, con un po’ di fortuna, sarò italiano tra tre o cinque anni… Beh, mi chiedo: come mai questi tempi così lunghi? Capisco che lo Stato italiano debba aver un guadagno nel conferirmi la cittadinanza, ma io sono un ragazzo giovane e in regola: non bisognerebbe favorire i più giovani?”.
Mohamed è un ragazzo esausto delle tempistiche necessarie all’ottenimento della cittadinanza italiana. Si è rivolto a Napolitan per fare un appello a chi di competenza, affinché i fascicoli a tal scopo si chiudano repentinamente, e non restino aperti per anni e anni.
Qual è l’iter per il conferimento della cittadinanza italiana?
“Per iniziare bisogna andare in Prefettura, prendere l’appuntamento, tornare una seconda volta con i documenti necessari richiesti e pagare il bollettino di circa €300. Quando feci io la domanda, ho speso solo €200, quindi adesso hanno aumentato di €100. Inoltre, ti viene dato un codice per controllare lo status della pratica sul sito del Ministero dell’Interno”.
A che punto è la tua pratica?
“Per ora la mia pratica è in fase di valutazione da parte della Prefettura di Roma”.
I tuoi familiari hanno chiesto/ottenuto la cittadinanza?
“La mia famiglia non ha mai richiesto la cittadinanza, neppure mio padre che vive in Italia ormai da più di ventisei anni. Sono l’unico in casa che l’ha richiesta”.
Perché per te è importante avere la cittadinanza italiana? Quali diritti ti nega il non averla?
“Avere la cittadinanza per me è importante, perché non mi fa sentire un cittadino di serie B. Ora non ho diritto a certi sussidi, a partecipare ai concorsi pubblici in cui è richiesto di essere cittadino italiano. Con la cittadinanza avrei più diritti e tutele, poi potrei accedere a concorsi di Stato, entrare nelle forze armate, ma sopratutto viaggiare in tutta Europa senza il problema del visto”.
Ogni quanto tempo torni nel tuo Paese d origine? Ti senti più italiano o più marocchino?
“Di solito ogni due o tre anni, se tutto va bene, torno in Marocco, anche se una volta ho aspettato sei anni prima di far visita al mio Paese. Sinceramente mi sento sia italiano che marocchino, diciamo un incontro tra le due culture; cerco di prendere il meglio da entrambe”.
Quali sono le differenze tra il Marocco e l’Italia?
“La differenza è che in Italia noto soprattutto molta indifferenza tra le persone. Non so… in Marocco si sente più solidarietà, anche tra persone straniere; magari è un aspetto culturale o forse è anche complice la tensione riguardo ai numerosi immigrati, e la crisi economica che sta colpendo l’Italia da molto tempo. Del Marocco mi piace l’ospitalità e la vitalità, ma la cosa che non mi piace è la mentalità a volte ignorante; invece dell’Italia…beh, mi piace soprattutto la sicurezza, mentre non mi piace la lentezza della burocrazia”.
Quale appello vuoi rivolgere alle istituzioni?
“Chiedo allo Stato italiano più riguardo verso i giovani extracomunitari e i loro diritti alla cittadinanza, perché ne va del bene del Paese. Non ci devono essere cittadini di serie B e cittadini di serie A!”.