Caserta: La mattina del 15 Luglio, il personale del Nucleo Investigativo del Corpo Forestale (NIPAF) nonché del Comando Stazione del Corpo Forestale di Castelvolturno, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno dato esecuzione all’ordinanza cautelare (arresti domiciliari) emessa dal GIP del Tribunale, su richiesta di questa Procura, nei confronti di Tommaso Palumbo, nato a Caserta il 12 febbraio 1979, gravemente indiziato di aver cagionato un incendio boschivo di natura dolosa.
L’uomo è accusato, con gravi indizi, di aver provocato un incendio boschivo di natura dolosa e di vaste proporzioni nei boschi che contornano la strada panoramica di Falciano del Massico, per una superficie di oltre 25 ettari. Le indagini sono state svolte grazie all’utilizzo di moderne tecnologie di video-sorveglianza.
Gli inquirenti sostengono che l’obiettivo dell’uomo fosse quello di accrescere l’allarme sociale legato e spingere così l’amministrazione comunale ad arruolare il più elevato numero possibile di volontari per la prevenzione degli incendi, tra cui lui stesso. Le attività di volontariato, pur se prestate a titolo gratuito, trovano infatti una gratificazione economica mediante i rimborsi delle spese vive sostenute dai volontari nello svolgimento delle attività di protezione civile.
Sulla scorta dell’analisi storica degli episodi incendiari avvenuti nella provincia, i forestali avevano già da qualche tempo concentrato l’attività investigativa sui territori maggiormente a rischio del casertano, e, quindi, predisposto appositi servizi di osservazione, pedinamento e controllo, svolti insieme con dispositivi di “cattura foto-video” per la raccolta di informazioni e dati utili alla lotta ai piromani.
Nello specifico, verso le ore 12:00 circa del 5 luglio, i dispositivi di “cattura immagine” hanno registrato, in maniera incontrovertibile, le immagini di un individuo, che, disceso da una Fiat 500 di colore bianco – della quale attraverso le immagini videoregistrate è perfettamente visibile la targa – armato di un accendino e di fogli di carta avvolti su se stessi, ha appiccato il fuoco alla vegetazione seccagginosa presente lungo i bordi della strada, e si è subito allontanato a bordo della propria auto.
Successivamente, l’identificazione dell’autore dell’incendio è stata possibile grazie alla visione dei fotogrammi raccolti dal sistema di sorveglianza che ha messo in risalto: le fattezze dell’incendiario e l’identificazione della targa dell’automobile.
Le immagini catturate hanno permesso inoltre di verificare che, in poco meno di un minuto, il fuoco appiccato, favorito anche dal forte vento di brezza, si è propagato velocemente all’adiacente vegetazione e, in modo incontrollato, si è rapidamente sviluppato lungo le pendici della collina denominata Monte Massico, con danno grave, esteso e persistente all’ambiente, oltre che al soprassuolo boschivo, alla fauna presente e all’assetto idrogeologico dei luoghi.
Le operazioni di spegnimento sono state particolarmente difficoltose, e hanno coinvolto non solo uomini a terra, ma anche mezzi aerei e, in particolare, un elicottero della Regione Campania – che ha effettuato numerosi lanci – e due “canadair”, aerei anfibi concepiti specificamente per la lotta antincendio, che, solo il primo giorno, hanno operato complessivamente per circa dieci ore, effettuando in totale circa 60 lanci, metà dei quali con acqua mescolata a sostanza estinguente, al fine di contenere l’avanzare delle altre fiamme.
Al danno ambientale si è aggiunto, quindi, il danno economico: il Corpo forestale dello Stato ha stimato che un “canadair” costa alla collettività circa 5.000 euro per ogni ora d’intervento, mentre il costo orario di un elicottero è quantificabile tra i mille e i tremila euro.