L’ultima dimora, quella che nell’immaginario collettivo rappresenta il luogo dove le spoglie riposeranno per sempre in pace, vittima di sfratti illegali e commerci illeciti.
E’ successo a Napoli al Cimitero di Santa Maria del Pianto a Poggioreale.
Vecchie cappelle funebri svuotate dei resti mortali e buttati chissà dove, scassinate e rivendute all’insaputa dei titolari. È il business del cimitero di Poggioreale, scoperto dalla Guardia di Finanza: 17 i soggetti, a vario titolo, coinvolti nelle indagini, tra cui anche un notaio, destinatario di una misura cautelare di sospensione dell’attività per sei mesi
L’operazione, denominata Estremo soggiorno, rappresenta l’epilogo di alcuni mesi di indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica Napoletana, grazie alle quali le Fiamme Gialle hanno smascherato il disegno criminoso escogitato e realizzato da alcuni imprenditori – privi di scrupoli – che, con la compiacenza di qualche dipendente comunale acquisivano, mediante la stipula di atti di compravendita redatti da un compiacente professionista, diverse cappelle funerarie, molte delle quali risalenti al 1800 che – per la normativa vigente – non possono formare oggetto di compravendita.
Tali compravendite avvenivano, a volte, anche senza il consenso degli aventi diritto con la conseguente sottrazione dei resti mortali, il tutto nel dispregio della sacralità del riposo eterno.
Tra i vari sistemi truffaldini spicca quello subito da una nota famiglia napoletana che, dopo un periodo di assenza dalla città, nell’effettuare una visita ai cari defunti, constatava che dalla cappella di famiglia erano state asportate, a loro insaputa, le salme che vi erano sepolte e che la stessa era stata lussuosamente ristrutturata e a loro sottratta poiché non era più possibile l’accesso a causa della completa sostituzione del cancello d’ingresso.
Il gip di Napoli ha qualificato l’attività criminosa come un vero e proprio sistema costante nel tempo e perseguito anche dopo il compimento dei primi atti d’indagine di cui gli indagati sono venuti a conoscenza.
Emblematica, sottolinea il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, la produzione da parte di Reparato e Tammaro, due imprenditori del settore funerario coinvolti nell’indagine, di false prove addirittura presentate al Tribunale del Riesame di Napoli per ottenere la restituzione del manufatto e sviare le indagini alterando le annotazioni riportati sul registro del Comune di Napoli di deposito delle salme. L’organizzazione godeva sul campo anche di una cerchia di informatori la cui perfetta conoscenza del Cimitero di Poggioreale consentiva loro di sapere quali fossero le cappelle e i loculi che potevano essere di fatto liberamente alienati.
Particolarmente significativo per gli elementi probanti che sono emersi, il sequestro di una cappella offerta su un noto sito di vendite di immobili on-line per euro 800 mila e di un manufatto funerario venduto per la cifra di euro 245.000, di gran lunga superiore ad euro 40.000 dichiarati nell’atto di compravendita.
Le indagini ancora in corso, hanno stabilito che sono circa una novantina i manufatti funerari ceduti illegalmente, il cui valore complessivo è di gran lunga superiore a quello dichiarato negli atti di compravendita, producendo danni al Comune di Napoli quantificati in circa 3,2 milioni di euro.