«E’ sconvolto e ha paura». Così il legale di Giulio Murolo, l’avvocato Bianco, spiega lo stato d’animo del suo assistito in seguito alla strage di cui si è reso responsabile.
Dopo la carneficina e l’arresto, per l’infermiere killer è giunto il momento degli interrogatori. Durante quello condotto dal Pm Simeone, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Murolo dice di non ricordare, di non essere ancora in grado di ricostruire quegli attimi di follia che lo hanno portato ad uccidere 4 persone e ferirne 6. Per certi versi, sembra non aver preso coscienza di ciò che ha fatto.
Successivamente, presso il carcere di Poggioreale, Giulio Murolo, infermiere con la passione per le armi, che il pomeriggio del 15 maggio scorso ha ucciso il fratello e la cognata dopo una lite per un filo per i panni tagliato e poi ha puntato il fucile sulla strada facendo altri due morti e sei feriti, è stato sottoposto alla visita per la perizia psichiatrica. Ad occuparsi della visita: Il professor Francesco Bruno, noto criminologo, e la dirigente dell’Opg di Napoli Tiziana Salvati, esperta in psicodiagnostica.
«Sta male, più passano i giorni e più si rende conto di quello che ha fatto e soffre perché si dispiace» afferma il professor Bruno. È un folle? «Di certo non ha fatto una cosa da persona normale, ora bisognerà valutare gli elementi che ci fanno dire se è un folle secondo i parametri giuridici oppure no» aggiunge. «Già altre volte nella vita gli era successo di perdere completamente il concetto di sé e avere reazioni paranoidi, ha vissuto sempre con un atteggiamento paranoide – dice di Murolo – Si sentiva in guerra con il mondo».
«Dietro la strage – spiega – c’è la paura della morte». Quanto alle armi che aveva in casa, alle sue abilità ad usarle, agli allenamenti al poligono di tiro, sembra che più che una passione fosse espressione del suo malessere.
L’arsenale che aveva in casa viene giustificato mediante 2 motivi: perché riteneva di essere uno che sparava per sport , e per difendersi vivendo in un quartiere della città dove c’è criminalità e camorra. Ma non facciamo riferimento a un amatore delle armi, queste armi le ha usate per sua difesa personale, una difesa folle.
Nessun dubbio dunque sulla pericolosità di Murolo, molti invece sul suo futuro: «È socialmente pericoloso ma non è un soggetto che può stare in carcere, purtroppo hanno demolito gli ospedali psichiatrici giudiziari… ma è un malato e va curato». La perizia psichiatrica è stata chiesta dall’avvocato Carlo Bianco che assiste Murolo, «non come escamotage ma come atto dovuto» precisa.
Giulio Murolo è in cella sotto stretta osservazione, rifiuta il cibo e sembra gradualmente prendere consapevolezza della tragedia che ha commesso. A chi gli ha raccontato la drammatica sequenza che ha innescato, gli ha parlato di vittime innocenti, di un passante ucciso, di sei feriti, ha risposto incredulo. «Non riesce a focalizzare – spiega il professor Bruno – ricorda solo di essere entrato in casa a ricaricare il fucile e di aver avuto un momento in cui s’è detto “che sto facendo” e ha chiamato il 113». L’inizio della sua resa.
Nel frattempo, anche a Secondigliano si cerca di tornare alla vita di tutti i giorni. Negli occhi della gente ci sono ancora le terribili immagini dei cadaveri riversi sul ballatoio o sul selciato. Il parroco del Monterosa, Don Vincenzo Siciliano, ha descritto quei morti come «i nuovi martiri di Secondigliano».