Daniel Buren è un pittore e scultore francese.
Troppo frequentemente accade che al cospetto di nomi che scandiscono un accento “straniero”, inciampiamo nel grossolano errore di collocare quella sagoma e le sue creazioni in una realtà lontana, distante ed avulsa dalla nostra.
È proprio una delle opere di Daniel Buren a sbeffeggiare questo postulato, svilendone l’attendibilità, sotto ogni aspetto.
Chi vive a Napoli Est, spesso e inconsapevolmente, “gironzola” intorno ad una delle sue opere più illustri: il Palazzo dell’Arin ubicato nel cuore del quartiere Ponticelli.
Già. Napoli è una delle rare città che ha affidato ad un artista il recupero anche estetico di un palazzo di utilità pubblica.
Una “rotonda” che conferisce il pieno e più apprezzabile senso al concetto di “Arte Pubblica”, in cui agli artisti è affidato il compito di illuminare non solo i musei e le collezioni private, ma le strade, le piazze e i luoghi delle città e delle periferie percorsi da tutti. E il coloratissimo palazzo dell’Arin è un felice esempio: un “faro di colori e di colore” che fin da lontano, dalla strada statale intasata e confusionaria, esibisce i colori e i decori delle pareti del grande edificio, con i quali l’artista ha voluto regalare alla cittadinanza la possibilità di dimenticare il grigio dello smog e non solo, auspicando di vivere nel colore, all’insegna del colore.
“La prima idea relativa all’edificio e alla fontana –ha raccontato Buren- nacque dal movimento delle onde concentriche prodotte da una goccia d’acqua che cade in una pozzanghera. In un mondo nero offrire qualcosa di non nero, anzi di vivacemente colorato è una forma di resistenza politica: resistere a un clima e a un contesto molto pessimisti”.
Questa “la goccia di speranzoso colore” che Buren ha scalfito nella quotidianità di una delle periferie più fragili e cupe della realtà partenopea.
Ma Daniel Buren, i colori e “i cerchi” di Daniel Buren, sono anche e soprattutto altro, molto altro e ben altro.
Il museo MADRE, il prossimo venerdì, 24 aprile, presenterà il primo dei progetti che, nel corso del 2015, saranno appositamente commissionati all’artista francese Daniel Buren (Boulogne-Villancourt, 1938) per celebrare la relazione fra museo e il suo pubblico, tra l’istituzione e la sua comunità.
Uno dei massimi artisti contemporanei, Daniel Buren è autore di un’opera in cui la valenza visiva è sempre associata a quella teorica, e il cui elemento emblematico potrebbe essere riassunto nella sua comprensione e utilizzo della nozione di in situ: espressione con cui l’artista stesso indica la stringente interrelazione fra i suoi interventi e i luoghi espositivi (ma anche urbani, e quindi le comunità) in cui essi sono realizzati. Formatosi all’Ecole des Métiers d’Art di Parigi, Buren ha basato tutta la sua produzione su una stoffa da tende a righe di 8,7 cm, alternativamente bianche e colorate. Più recentemente, dagli anni Ottanta, Buren ha progressivamente accostato la realizzazione di opere di formato tradizionale in favore delle installazioni architettoniche in spazi pubblici.
Profondamente legato alla città di Napoli, dove è intervenuto più volte, tra l’altro con una mostra personale alla Reggia di Capodimonte nel 1989, nel 1986 Buren ha partecipato alla Biennale di Venezia aggiudicandosi il Leone d’Oro per il miglior Padiglione Nazionale.
Da aprile a agosto 2015 l’artista interverrà nella sala Re_PUBBLICA MADRE con la grande installazione in situ intitolata Come un gioco da bambini (2014-2015, in collaborazione con Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo).
Con questo intervento Buren accoglie tutti i visitatori nella grande sala al piano terra del museo, trasformandola in uno spazio di gioco, un vero e proprio gioco di costruzioni a grandezza reale.
L’opera – risultato della collaborazione fra l’artista e l’architetto Patrick Bouchain – si propone come un sottile dialogo con l’architettura, che diventa quasi viva, performativa: i visitatori hanno la possibilità di passeggiare all’interno di una città fatta di cerchi ipnotici (su cui appaiono le righe di 8,7 cm che sono il segno ricorrente e distintivo delle opere di Buren), archi colorati, torri cilindriche, basamenti quadrati, timpani triangolari, collocati simmetricamente fra loro quasi fossero parte dell’architettura stessa del museo, dotata di una sua ipotetica ad alternativa potenzialità fantastica e immaginativa.
Il progetto espositivo sarà presentato alla stampa, venerdì 24 aprile ore 11:00, al museo MADRE alla presenza di Caterina Miraglia assessore alla Cultura Regione Campania, Maurizio Di Stefano, presidente Scabec, Andrea Viliani, direttore museo MADRE e l’artista Daniel Buren.