La prima scatola nera dell’Airbus A320 della Germanwings precipitato ieri nel sud della Francia con 150 persone a bordo è stata ritrovata.
Secondo la Bea, l’ufficio per l’inchiesta e l’analisi degli incidenti aerei, i dati sarebbero utilizzabili. Fin’ora però, erano state date informazioni molto generiche sul disastro aereo di martedì. Nel corso di una conferenza stampa tenuta nel pomeriggio di mercoledì, uno dei suoi responsabili aveva confermato l’esistenza di una registrazione audio ottenuta dalla scatola nera, non dando dettagli sul suo contenuto.
Secondo la ricostruzione esposta dalla magistratura francese invece, il copilota del volo Germanwings 9525 ha volontariamente impedito al comandante dell’aereo di rientrare nella cabina di pilotaggio, e ha impostato i sistemi per avviare la discesa verso le Alpi francesi, con la “volontà di distruggere l’aereo” e senza rispondere alle richieste del centro di controllo aereo a terra. Le affermazioni del procuratore francese Brice Robin si basano proprio sulle informazioni ricavate dalle registrazioni della scatola nera ritrovata.
Secondo la ricostruzione, il pilota aveva lasciato i comandi al copilota abbandonando temporaneamente la cabina di pilotaggio, al suo ritorno ha provato a mettersi in contatto attraverso l’interfono dell’aeroplano con il copilota, chiedendogli di riaprire la porta della cabina, ma senza ricevere risposta. Mentre cercava di rientrare, il copilota ha impostato i sistemi di bordo per iniziare una discesa. Il controllo del traffico aereo a terra si è messo in contatto con l’Airbus A320 per sapere che cosa stesse accadendo, considerata la discesa anomala, ma non ha ricevuto nessuna risposta. Nell’audio della scatola nera, dicono i magistrati francesi, si sente chiaramente il respiro del copilota, che era quindi vivo fino al momento dell’impatto con il versante della montagna e che non ha mai comunicato a terra, né ha impostato codici di emergenza. Negli ultimi minuti si sentono diversi colpi alla porta della cabina di pilotaggio, con il comandante che evidentemente prova a rientrare per riprendere i comandi. Sulla base di questo, la magistratura ha concluso che l’atto di fare precipitare l’aeroplano sia stato volontario.
Prima delle affermazioni dei magistrati francesi, erano state formulate altre ipotesi che sono tutt’ora al vaglio.
La stampa inglese, citando “voci” raccolte dall’ambiente dei piloti, avanzava l’ipotesi di una rottura del vetro della cabina di pilotaggio, che avrebbe creato uno scompenso del sistema di pressurizzazione e di regolazione dell’ossigeno, causando lo svenimento dei piloti.
Secondo il consulente aeronautico Bernard Chabbert, intervistato da radio Europe 1, l’incidente all’Airbus potrebbe essere stato causato da un’esplosione di pile al litio nella cabina di pilotaggio. Secondo l’esperto, l’aereo “è sceso ad un ritmo normale” e tutto sembra indicare “che non vi era più nessuno di cosciente nella cabina di pilotaggio”.
Gli esperti francesi, ex piloti o esperti di aviazione civile e militare, che escludono un attentato con esplosione, non escludono invece, “una presenza illecita a bordo”. Ciò spiegherebbe non soltanto l’assenza di contatti volontaria da parte dei piloti, ma anche il mancato ricorso al codice d’emergenza (7077) che in casi disperati si invia a terra tramite trasponder.
Sembrerebbero invece escluse cause legate al maltempo. Come ha spiegato Rob Thompson, meteorologo all’Università di Reading, a Sky News: “Le immagini satellitari mostrano che durante il volo non erano in atto tempeste significative a livello locale. I dati provenienti dai rilevatori di fulmini, inoltre, mostrano che i temporali più vicini stavano in quel momento colpendo la Sardegna, circa 186 miglia al largo della costa sud della Francia. Troppo lontano, dunque, per causare eventuali problemi al traffico aereo in Provenza”.
Sul versante della montagna dove è precipitato l’aeroplano, le squadre di ricerca confidano di trovare anche la seconda scatola nera, quella che registra le manovre dell’aeroplano e le condizioni dei sistemi di bordo, importante per ricostruire con precisione gli ultimi minuti di volo prima dell’impatto al suolo.